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Maze Runner: “Un labirinto che ruba la scena ai protagonisti”

Il regista Wes Ball racconta la vera sfida nel realizzare un fanta-action, tratto da una saga letteraria, e interpretato da attori semisconosciuti

12.10.2014 - Autore: P.F.
Uscito nelle sale questo weekend, Maze Runner – Il labirinto, tratto dalla serie composta attualmente da quattro libri scritti da James Dashner, cerca di imporsi nell'immaginario dell'audience più giovane come il nuovo candidato a prendere in mano le redini dell'eredità che ben presto sarà lasciata dal franchise di Hunger Games. 

Il regista Wes Ball, alla sua opera prima per il cinema, racconta a Film.it la sfida principale affrontata sul set: quella di rendere il Labirinto un protagonista interessante quanto gli attori in carne e ossa. Prima però, viene però da chiedersi come ha fatto un regista debuttante a ereditare un potenziale franchise prodotto da una Major? E' cominciato tutto con un cortometraggio, Ruin: sette minuti di inseguimento tra un'astronave e una motocicletta sullo sfondo di un mondo post-apocalittico. 

Ve lo mostriamo qui

 
E' stato con Ruin che hai conquistato la Fox?
Sì, quel film è un piccolo esperimento di mia invenzione. All'epoca avevo una compagnia di effetti speciali con la quale non riuscivo assolutamente a guadagnare un centesimo. Una volta avuta l'idea del corto, ci ho messo otto mesi a realizzarlo. È stato l'inizio di un percorso di fortuna che mi ha portato a bussare alla porta della Fox, dove Ruin è stato proiettato in 3D in una saletta speciale. Alla fine della proiezione qualcuno si è avvicinato con in mano il romanzo di Maze Runner. In quel momento ho capito cosa volevano offrirmi. È stato come vincere alla lotteria. 
 
Cosa rende questa storia cinematografica?
In prima battuta l'idea del Glade, un piccolo paradiso all'interno di un mondo apocalittico. L''idea di un gruppo di ragazzi costretti a sopravvivere e costruirsi un loro mondo è già una metafora: da ragazzino ti senti come loro. Anche io, come i miei protagonisti sono cresciuto nei boschi, dove mi costruivo fortini e case sugli alberi. All'epoca ero un boy scout, un'altra ragione per cui ho subito amato questa storia. 
 
Sei d'accordo che il labirinto del titolo è un po' la vera star del film?
Senza dubbio. Hai appena sottolineato la vera sfida del progetto: rendere credibile e reale questo sfondo. Lasciamo intuire che questi labirinti hanno avuto un passato e che forse in un'altra epoca sono serviti ad altro. La cosa più importante era evitare di renderli troppo poco concreti in un contesto di fantasia: non volevo sembrassero magici, dovevano essere reali. 

I protagonisti del film
 
Andando nel dettaglio, dunque, qual è stata la sfida visiva? 
Il fatto che il labirinto nel libro non assuma mai la stessa forma. Quindi come fai ad avere una struttura infinita quando invece deve sembrare “finita”? Ci abbiamo provato: sono stato io stesso a disegnare il labirinto.
 
E in questo futuro distopico ecco invece un paradiso in mezzo all'orrore: il Glade...
L'illusione del paradiso era importante. All'inizio ci siamo trattenuti perché era un posto in cui avrei potuto ambientare anche tutto un intero film. Alla fine abbiamo creato un mondo che ci sostenesse il più possibile senza correre il rischio di uscire dalla storia. Mi sarebbe piaciuto raccontare il Glade prima dell'arrivo di Thomas. Sarebbe stato bellissimo. Alla fine però, prendendo qualche licenza dal romanzo, abbiamo spinto sull'atmosfera di mistero. 
 
Gli esterni del film sono stati girati in Louisiana. Da un punto di vista logistico girare in quei luoghi che difficoltà ha comportato?
I sepenti amico mio! Erano dappertutto nei boschi della Louisiana. Uscivano fuori tutte le volte che pioveva. Ogni giorno controllavamo il set. Ogni giorno ne trovavamo a dozzine!
 
E io che pensavo che aveste addestrato i vostri attori a vivere nei boschi per affrontare questi ruoli post-apocalittici...
Lo abbiamo fatto eccome. Abbiamo allestito un piccolo campo di addestramento per tutti gli attori. L'idea era quella di far provare loro cosa volesse dire un'esperienza simile: prendere in mano un machete o usare delle funi. Volevamo fargli "sporcare le mani" per almeno una settimana. Alla fine li abbiamo fatti sudare e disperare! 

Kaya Scodelario è Teresa in Maze Runner - Il labirinto
 
Chi è stata la prima vittima? 
Kaya Scodelario, che nel film interpreta Teresa, è stata la prima a firmare per il campo di addestramento. Oggi vi direbbe che è stata un'esperienza terrificante. Però non è così. È stata un'esperienza necessaria per unire il gruppo di attori. 
 
Abbiamo parlato di effetti speciali e design del labirinto. Da un punto di vista narrativo/umano, invece, quanto è stata dura raccontare tutti questi giovani personaggi? 
Il problema era il limite di tempo da dedicare a così tanti protagonisti (circa sei o sette): per questo li abbiamo raccontati tutti con enfasi. Era fondamentale, dal momento che nel futuro della saga non avremo più il labirinto. Dunque l'unico obiettivo era rendere memorabile ogni singolo personaggio. 

Maze Runner - Il labirinto è distribuito dalla 20th Century Fox

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