
Raccontaci di quando hai saputo che Polanski era stato arrestato…
Ho ricevuto un sms da un amico che sta in Germania. Sono rimasto scioccato, ero senza parole. D’un tratto pensavo: “Perché ora? Perché proprio adesso? Sono trentatré anni che quest’uomo si guada le spalle. Perché gli hanno messo le manette proprio ora?”.
Parliamo del Polanski regista: come è andata sul set?
Ricordo il primo giorno: ero pronto a girare, ma ero un po’ teso. Avevamo provato per tanto tempo e quel giorno sul set fissavo l’orologio in attesa di recitare le mie battute. Ma non succedeva niente. Roman sistemava gli ultimi dettagli, parlava con la troupe, faceva di tutto tranne che urlare "azione!". D’un tratto mi ha chiamato sul set, con la macchina da presa praticamente appiccicata alla mia faccia. Ero un nervoso, ma è stato in quel momento che ho ricevuto il battesimo del fuoco sul set di Roman. Mi considero fortunato proprio perché c’era lui davanti a me. Una volta rodati, è andato tutto per il meglio. Mi ha lasciato libero, penso che abbia visto che avevo saputo costruire il personaggio. È stata un’esperienza intensa e lui voleva che io potessi regalare la migliore performance mai fatta.
Il tuo Adam Lang è stato paragonato a Tony Blair…
Be’, certo che è Tony Blair! In un certo senso ho interpretato una versione approssimativa dell’ex Primo Ministro. Ma Roman mi ha anche liberato: mi chiedevo come avrei fatto a rappresentare il lato oscuro di questo personaggio. Nel momento in cui ho parlato col regista, lui con grande tranquillità mi ha detto: “recita, stai tranquillo e lasciati andare!".

E trovandoti in quei panni, ti sei sentito in sintonia con Blair?
Non provo nulla per Blair, penso però che abbia detto di sì alla guerra molto rapidamente. Gli americani non lo volevano e non avevano bisogno di lui. Ma lui voleva essere un eroe per il Paese e per l’esercito e si è sporcato le mani di sangue.
Parliamo di questa tua passione per i personaggi oscuri, che hai già interpretato in film come “The Matador”, “Il sarto di Panama”…
Adoro le zone grigie degli esseri umani. Ho interpretato tanti buoni, ma la cosa migliore è quando passi al lato oscuro, oscillando tra ciò che è visibile e ciò che non è chiaro nel personaggio. Mi piace essere un po’ dark. Per quanto riguarda questo nuovo ruolo, penso che Lang sia un personaggio arrogante finito nelle circostanze che vedrete nel film a causa della sua stupidità. Lui è un uomo che ha perso la sua bussola, a livello spirituale, emotivo ed intellettuale. Per certi versi il ruolo mi ricordava anche le tragedie greche e i personaggi di Shakespeare: uno che un tempo portava la corona e che adesso sta facendo i conti con le scelte prese in passato.

Proprio come il tuo personaggio, hai mai pensato di scrivere le tue memorie?
Sì. Ho già cominciato a scrivere qualche pagina. Mi ha contattato una casa editrice. Ho detto di sì, perché vorrei lasciare ai miei figli alcuni ricordi: chi ero e da dove vengo. Ho cominciato a mettere nero su bianco qualche ricordo. Ma non ho assunto un ghostwriter… be’ forse mia moglie!
Ritornando a Polanski, quale dei suoi film ti ha colpito di più?
Adoro tutti i suoi primi film. E ricordo la prima volta che ho visto “Rosemary’s Baby”: ero un ragazzino irlandese che quasi se la faceva addosso dalla paura….
Vi ricordiamo che "L'uomo nell'ombra" è attualmente nelle sale, distribuito in oltre trecentocinquanta copie dalla 01 Distribution.
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