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Intervista: i diciassette giorni porno di Linda Lovelace

Arriva in Italia il biopic sulla superstar di Gola Profonda. I registi lo raccontano ai microfoni di Film.it

07.05.2014 - Autore: Pierpaolo Festa
Sono solo diciassette i giorni che Linda Lovelace ha passato sul set di un film pornografico. Una finestra di tempo minima ma sufficiente per creare “la prima superstar dell'era del porno”.

Una delle prime immagini che viene in mente quando si pensa a Gola profonda non riguarda il film in sé, piuttosto è il ricordo di centinaia di spettatori pronti a file chilometriche davanti ai cinema americani che proiettavano il porno cult interpretato dalla Lovelace. Sono passati più di quaranta anni da quel film e soltanto adesso Hollywood ricorda la vita della Lovelace scegliendola come protagonista assoluta di un biopic diretto dal duo Rob Epstein e Jeffrey Friedman (gli stessi di Urlo - Howl), interpretato da Amanda Seyfried e finalmente in uscita in Italia. Non un film su una pornostar, piuttosto – come gli stessi registi rivelano ai microfoni di Film.it - “la storia vera di una donna vera".


Amanda Seyfried nei panni di Linda Lovelace

“Linda si è presentata al mondo in maniera contradditoria più volte – racconta Friedman - All'inizio la abbiamo conosciuta come la ragazza poster della libertà sessuale. Poi è diventata una forte oppositrice dell'industria del porno. Dato che ha vissuto la sua vita in maniera pubblica, queste storie creano interessanti spunti narrativi contraddittori: ecco perchè volevamo guardare la sua vita in soggettiva”. La storia della Lovelace viene raccontata nella sua discesa all'inferno – punita e violentata dal primo marito Chuck Traynor – e nel suo ritorno alla libertà. Si tratta della prima volta che l'icona del porno è al centro di un film mainstream: “Forse la verità è che è molto difficile riuscire a trovare il modo di fare film sulle donne – rivela Epstein - Gli uomini sembrano voler raccontare soprattutto storie di uomini. Eppure non riesco a pensare a una sola ragione per non interessarsi alla storia della prima superstar del porno”.

Oltre a svolgere una ricerca biografica approfondita, avete anche esplorato i veri set porno. L'industria però non è più quella di una volta...
Friedman: Lo abbiamo fatto perché volevamo sapere cosa volesse dire ritrovarsi sul set di un film porno: capire come ci si comporta e come gli attori si relazionano l'uno con l'altro quando le macchine da presa sono spente. Abbiamo scoperto che è proprio come ogni altro set. Un'atmosfera molto professionale dove ognuno svolge il proprio lavoro. Tra un ciak e l'altro gli attori rimangono nudi e chiacchierano.

Immagino che il ruolo delle donne nel porno non sia più come ai tempi di Linda Lovelace. Vi è capitato di imbattervi in businesswoman del porno?
Friedman: Una delle prime cose che abbiamo notato sul set porno che abbiamo visitato è che era diretto da una donna. C'era questa regista insieme a un'altra assistente che si occupava di gestire le inquadrature con una troupe composta da sei uomini. Dunque è vero, si tratta di un mondo molto diverso da quello di Linda che all'epoca non ha avuto controllo del suo destino.


Una scena del film

Nel film raccontate l'evoluzione della Lovelace da ragazza della porta accanto a diva del porno. Credete che sia stata proprio questa sua “normalità” il fattore principale della sua fama?
Epstein: Senza dubbio. Prima di quel periodo la tipica pornostar era identificata sempre come la biondona maggiorata. Linda, invece, aveva un aspetto comune: poteva essere la figlia di chiunque o la sorella di chiunque. Penso che questa cosa abbia anche reso il mondo del porno meno "minaccioso" nei confronti delle donne del pubblico. Nel film mostriamo alcune coppie che si mettono in coda per vedere Gola profonda al cinema. Ci andavano veramente insieme. Tutto questo si deve all'appeal di Linda e al fatto che si è trattato del primo film pornografico con un minimo di trama: seppur ridicola era una storia interessante, quella di una donna che non può raggiungere l'orgasmo e che tenta di trovare una cura. Per quanto assurdo possa essere, credo sia un messaggio fortemente femminista su una donna che cerca di trovare il suo piacere.

Il porno comunque rimane sullo sfondo del vostro film. Credete che in un momento in cui il cinema USA si concentra soprattutto su supereroi immaginari, la storia della Lovelace sia invece quella di un personaggio veramente eroico?
Friedman: Sì, forse l'eroismo è inteso come fonte di speranza. In questo caso quella di una persona che riesce a superare I suoi problemi.


Peter Sarsgaard e Amanda Seyfried, marito e moglie in Lovelace

Raccontate la storia di Linda e il modo in cui riuscì a liberarsi da Chuck Traynor, l'uomo violento che la picchiava e che abusava di lei. Da un punto di vista tecnico e da un punto di vista psicologico, è più difficile girare una scena di sesso o una sequenza violenta?
Epstein: Da una parte era facile perché avevamo un'attrice senza paura come Amanda Seyfried, una pronta a dirti: “Fate quello che dovete fare, io vi seguo”. Dall'altra la cosa più difficile è stata senza dubbio la violenza. Credo che il nostro Peter Sarsgaard, che interpreta Traynor, abbia avuto non poche difficoltà. Era terribile per noi vederlo arrivare fino a quelle emozioni. Ci preparavamo alla scena in cui avrebbe dovuto tirare con violenza Amanda e trascinarla all'interno di una stanza: all'inizio lui esitava, quindi lo abbiamo aiutato noi e siamo arrivati a quelle emozioni insieme, a poco a poco.

Friedman: Credo che in qualche modo la tensione tra il fatto che Peter non volesse farlo e il fatto che non avesse scelta abbia dato una certa energia alla sua performance...

Epstein: Sì, quasi un senso di colpa inconscio del suo Chuck verso questo suo comportamento incontrollabile e disperato.

Il film racconta degli anni Settanta, un periodo dove “il sesso era ancora sicuro”, un'epoca per cui il cinema prova sempre tanta nostalgia. Vale anche per Lovelace?
Friedman: I favolosi Seventies avevano un'estetica molto marcata. Non vedevamo l'ora di esplorarla. Anche per questo abbiamo deciso di girare su pellicola 16mm, in modo da catturare i colori sgranati dell'epoca. Credo che Lovelace sia uno degli ultimi (se non l'ultimo) film girato in questo formato. La nostra priorità però era avere colori ricchi e vibranti, proprio come li ricordiamo nella nostra mente. Prima di girare abbiamo passato diversi anni a fare ricerche e riempire una dozzina di raccoglitori che contenevano dettagli sulla vita di Linda Lovelace: testimonianze, fotografie e articoli che si sono rivelati essenziali quando abbiamo cominciato a scegliere i costumi, la scenografia e le location.


La Lovelace tra i registi Jeffrey Friedman e Rob Epstein

In quell'epoca voi due avevate da poco raggiunto la maggiore età. Su Film.it chiudiamo spesso le nostre interviste con una domanda: qual era il poster che avevate in camera da ragazzini?
Epstein: Quello di The Endless Summer in versione fosforescente. Dopotutto erano gli anni Settanta!
Friedman: Harpo Marx.

Lovelace, in uscita giovedì 8 maggio, è distribuito da Barter Multimedia.

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Lovelace - La recensione di Film.it