Precari esistenziali. Una definizione magnifica che Lucio Pellegrini usa per descrivere i personaggi di "Figli delle stelle", la commedia grottesca che lo vede tornare dietro la macchina da presa sette anni dopo "Ora o mai più". Allora si parlava di G8 con grande serietà, oggi del disagio e della disillusione di una nazione nei confronti della politica e dei tempi che viviamo, con molte risate, intelligenti ma anche tanto amare.
"Siamo partiti dall'osservazione di questa realtà sempre più conflittuale - spiega il regista - e abbiamo cominciato a mettere un piede nella realtà come ha sempre fatto la commedia in Italia quando era grande. Credo sia un film realistico che parla di un disagio generalizzato".
Un disagio che questa banda di improvvisati sequestratori fa deflagrare cercando di rapire un ministro e trovandosi tra le mani un semplice sottosegretario, "un politico per bene, una mosca bianca che fa parte della sfiga dei nostri personaggi, alle prese con qualcosa che non si aspettavano”. Una banda sfortunata e molto simpatica, composta dal precario della scuola docente di educazione fisica Pierfrancesco Favino, il portuale veneziano Fabio Volo, l’assistente di sociologia Giuseppe Battiston, la giornalista a progetto Claudia Pandolfi e il misterioso ex galeotto Paolo Sassanelli. Tutti insieme carcerieri dell’onorevole Giorgio Tirabassi. Bravissimi tutti a interpretare dei “nostalgici rinchiusi in un’epoca in cui non si ritrovano” - come commenta Favino, davvero divertentissimo nel film, con tanto di accento umbro.
“Figli delle stelle” è oltretutto un film sulla carta difficile, perché affronta argomenti che nella storia d’Italia sono ancora affrontati poco e quando accade con i piedi di piombo. “Ma non mi aspetto polemiche - dichiara il regista - Il film parte da basi estremamente realistiche, ma poi prende una strada tutta sua. In questo sono molto contento dell’equilibrio che siamo riusciti a raggiungere, così come di poter parlare di un momento del nostro paese nell’attimo in cui accade, e non vent’anni dopo come di solito avviene nel nostro cinema. Lo avevo già fatto con ‘Ora o mai più’ e lì di polemiche ce ne sono state, questo è un approccio diverso”.
Molto simile a come la commedia all’italiana degli anni d’oro riusciva ad affrontare temi altissimi e ovviamente il paragone con “I soliti ignoti” sorge spontaneo. “Monicelli è un’ispirazione in generale, non sono I soliti ignoti” - commenta Pellegrini, mentre Favino aggiunge: “Non ho pensato al Gassman di quel film neanche per un momento per costruire il personaggio di Pepe, eppure nella cultura italiana non ci si riesce a sganciare da quelle immagini. Riuscirci invece significa anche sorridere di una situazione che pochi anni fa era considerata inavvicinabile, così come lo è poter tratteggiare un politico simpatico”. Pellegrini e i suoi figli delle stelle invece sono riusciti in quest’impresa e speriamo anche in quella, ancora più difficile, di intrattenere piacevolmente il pubblico italiano.
“Figli delle stelle” sarà nelle sale dal 22 ottobre distribuito da Warner Bros Pictures Italia
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19.10.2010 - Autore: Alessandro De Simone