NOTIZIE

Prossimamente al cinema: Officine Ubu baluardo di film d'essai e documentari

Il cinema d'autore, quello più colpito dalla crisi, riesce con grande difficoltà ad arrivare sui nostri schermi. L'intervista al direttore generale Franco Zuliani

Le streghe son tornate

16.07.2014 - Autore: Pierpaolo Festa
I grandi schermi non accolgono solo megaproduzioni da major e film che puntano tutto su star e autori italiani o anglofoni. Il cinema sul quale Officine Ubu scommette è quello d'essai, fatto di nomi che solo in parte brillano di fama. Pellicole provenienti soprattutto dal resto d'Europa e documentari che cercano di vivere una vita sul grande schermo. Tutti lavori potenti, tutti titoli interessanti. Anche per questo, il loro listino (insieme a quello di poche altre distribuzioni) è l'ultimo baluardo di cinema d'autore distribuito in Italia. Quello che altrimenti resterebbe invisibile. Quello che per raccontare storie potenti non ha bisogno di passare attraverso il meccanismo dello spettacolo. 
 
Ne parliamo con Franco Zuliani, direttore generale di UBU, che ha presentato il suo listino in occasione delle Giornate Estive di Cinema di Riccione. 
 
Per prima cosa, ovviamente, vorrei chiederle come sta andando il cinema d'autore in Italia?
Quest'anno c'è stato un peggioramento riguardante i film d'essai. Purtroppo ne hanno risentito anche i nostri titoli. Nella crisi del cinema, questo tipo di film è quello che probabilmente soffre di più. È un segno che la classe media – quella maggiormente interessata al cinema d'autore - è la più colpita dalla crisi economica. 
 
Sacro GRA di Gianfranco Rosi, Leone d'Oro allo scorso Festival di Venezia.
 
Parliamo di documentari, è stata proprio Officine Ubu a distribuire in Italia Sacro Gra. Il Leone d'Oro a Venezia ha influito sui risultati di quel film al botteghino? 
È stato fondamentale. Un documentario italiano non aveva mai fatto cifre del genere: prima del film di Rosi gli incassi maggiori di documentari italiani erano stati ottenuti da La bocca del lupo (144 mila euro) e Biùtiful cauntri (97 mila euro). Sacro Gra è arrivato a un milione e centomila euro. Dunque ha fatto dieci volte di più. Ecco perché il premio a Venezia è stato cruciale. 
 
È interessante notare come UBU sia impavida in quanto a distribuzione di documentari. Del resto il cinema vive a tutti gli effetti il momento d'oro del documentario...
E continuiamo a cercarli infatti. Il sale della terra non è il solo documentario che distribuiremo in questa stagione. Avremo anche Everyday Rebellion, in uscita l'11 settembre in diversi Paesi europei. Non sono in molti a distribuire documentari, perché poi non è per niente facile rientrare nei costi di distribuzione. Noi lo facciamo per passione: rischiamo e confidiamo che qualcuno tra i nostri titoli possa andare un po' bene. 
 
Il sale della terra di Juliano Ribeiro Salgado e Wim Wenders, in arrivo a ottobre 2014.
 
Inevitabile parlare anche de Il sale della terra, che è probabilmente il vostro cavallo di battaglia di fine anno...
E' un documentario toccante e emozionante su Sebastiao Salgado, famosissimo fotografo di reportage. Lo ha co-diretto Wim Wenders e ha stregato Cannes nella sezione Un Certain Regard. 
 
Partendo dal cliché che il cinema d'essai non interessa i giovani, pensa che il documentario possa avere un destino diverso? Può riuscire a coinvolgere un pubblico più ampio? 
Forse potrebbe. Everyday Rebellion parla proprio di rivolte giovanili.: Occupy Wall Street, Indignados spagnoli, le Femen e le proteste contro il governo in Egitto. Dunque l'augurio è quello di avere nelle sale anche i giovani un po' impegnati. 
 
Everyday Rebellion di Arash e Arman T. Riahi.
 
Che altre “contromisure” vengono prese per attrarre un pubblico più giovane ai film impegnati? 
Chiaramente ci abbiamo provato attraverso i social network e varie operazioni su Internet allo scopo di aumentare la nostra reputazione in rete e la nostra visibilità. È un percorso un po' lungo però. D'altra parte, la carta stampata continua a perdere lettori. Il pubblico si è spostato su Internet per comunicazione e news. 
 
A proposito di Internet, quanto la pirateria colpisce anche i film d'essai? 
Li colpisce. Da un po' di tempo usiamo una società che difende in Internet i nostri film: stiamo combattendo battaglie insieme a società americane. Non sappiamo quantificare quanto i film d'essai siano piratati in Internet, però lo sono certamente. La pirateria colpisce anche in qualità. 
 
Gemma Arterton e Fabrice Luchini in Gemma Bovery di Anne Fontaine.
 
Dunque nel tentativo di ampliare il vostro pubblico con quale criterio avete selezionato i film di fine 2014?
Credo che un film come Sognando Masterchef possa rivolgersi a un target più ampio. È un film per le famiglie incentrato su gare di cucina molto attuali. Abbiamo anche Una promessa (visto all'ultimo Festival di Venezia) che proprio perché è in costume sarà dedicato a una fetta più larga di pubblico. E poi c'è Gemma Bovery, pellicola francese con due attori come Fabrice Luchini e Gemma Arterton: è divertente e sofisticata e procede in parallelo con il famoso romanzo di Flaubert, tutto giocato in chiave di commedia moderna. 
 
Uscirete anche con Le streghe son tornate, il nuovo film di De La Iglesia, un horror grottesco...
Grottesco e surreale, un prodotto molto originale che è stato un grandissimo successo in Spagna. È uno dei film che amiamo di più. È molto spinto, particolare e ben fatto. 
 
Il cast di Sognando Masterchef, commedia coreana in arrivo il 4 dicembre.
 
Esplorare il cinema d'autore, vuol dire anche avere un occhio sulle cinematografie mondiali. Quali sono quelle più affascinanti?
Quella asiatica. Purtroppo in Italia non è presa in considerazione né dal pubblico, né dagli esercenti. Lo scorso novembre abbiamo distribuito un film bellissimo, Il tocco del peccato, che era tra i favoriti alla vittoria della Palma d'oro a Cannes: in quel caso abbiamo fatto fatica a trovare le sale che lo programmassero. Purtroppo a nostro malincuore non stiamo prendendo più film di quel tipo. E ce ne sono tanti molto belli e importanti, eppure in Italia non c'è questa apertura a questo tipo di cinema. 
 
É un problema italiano o europeo? 
Diciamo che è in generale europeo. In Italia è maggiore. Non si presenta in Francia però, dove i film asiatici vanno molto bene: c'è un pubblico più colto e aperto ad amare le più svariate cinematografie. Anche perché in Francia, per ciò che riguarda la cultura e il sostegno del governo francese, tutte le operazioni di sostegno nazionale operano meglio che in Italia. Perfino i documentari hanno una loro vita cinematografica quasi come quella dei film. Un anno e mezzo fa abbiamo acquistato un documentario intitolato La Maison de La Radio. In Francia è uscito con molte copie e una campagna promozionale fatta di manifesti e pubblicità come fosse un film. In Italia si è fatta fatica a programmarlo a macchia di leopardo in poche sale. Era un prodotto molto francese, logicamente da noi non avrebbe potuto suscitare lo stesso interesse. Alla fine il risultato italiano è stato pari a circa un trentesimo delle cifre ottenute in patria.