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Dean Norris: “Stephen King è un uomo dolce sul set di Under the Dome”

Riparte stasera negli USA la serie guilty pleasure creata dal maestro del brivido

Under the Dome - Dean Norris

30.06.2014 - Autore: Pierpaolo Festa
È passato un anno da quando abbiamo lasciato i due protagonisti di Under the Dome sul patibolo in un finale “cliffhanger” in cui il cattivo stava per ordinare l'esecuzione del protagonista dopo avergli stretto un cappio al collo. La serie tratta dall'omonimo (e notevole) libro di Stephen King riparte per tredici nuovi episodi della seconda stagione che andranno in onda a partire da stasera negli USA sul network CBS. Un guilty pleasure estivo, mai all'altezza del libro del suo creatore (che ha partecipato attivamente anche all'adattamento della serie) e recitato in maniera fragile da gran parte del cast. Tutti tranne uno: Dean Norris, meglio conosciuto come Hank Schrader, il cognato di Walter White nella serie Breaking Bad.



È lui il cattivo di Under the Dome e allo stesso tempo il personaggio più riuscito della serie: se il Big Jim del libro di King era una creatura disgustosa e monodimensionale nella sua escalation di cattiveria e manipolazione, quello di Norris supera il personaggio letterario adattandolo perfettamente allo spirito dei nostri tempi. Un vero e proprio stratega, interpretato da un attore che a tratti riesce a rendercelo perfino simpatico. Succede sin dall'inizio della prima stagione, quando lo vediamo inquadrato con un grosso libro tra le mani, la biografia di Churchill: “Ho sempre immaginato che Big Jim fosse uno che ripete i discorsi di Churchill sotto la doccia – racconta Norris a Film.it – Quando la cupola arriva, capisce che è arrivato il momento di applicare quei discorsi. In pubblico”.

Il paragone con Churchill sin dalla prima scena suggerisce che Big Jim sia a tutti gli effetti un politico...
È un camaleonte, una specie di lucertola. È in grado di adattarsi e diventare la persona che deve essere in quel determinato momento quando si trova in compagnia di qualcuno. In altre parole è come interpretare due personaggi in una sola volta: l'uomo che gli altri vedono e l'uomo dietro l'uomo. Ecco perché amo questo ruolo.



Inevitabile chiederle di Stephen King sul set. Lo vediamo quasi paterno e pieno di humour nei dietro le quinte della serie. È così o invece rispecchia l'immagine di uomo inquietante che ci viene data dalla lettura dei suoi libri?
È un personaggio adorabile. Ecco cosa lo rende disturbante! C'è voluto un po' per abituarmi a questa cosa. Stephen è un uomo dolce che passa a fare battute sul set ed è strano pensare che uno così possa scrivere tutte quelle storie perverse che mi hanno spaventato così tante volte.

Le ha dato un particolare consiglio su Big Jim?
Sì, quello di avere sempre uno sguardo luminoso e positivo. Aveva ragione considerata la percezione del personaggio da parte di chi pensa sia un grande leader.

Parliamo un momento di atmosfera sul set: può raccontarmi del suo salto dai set di Breaking Bad a quelli di Under the Dome?
È un qualcosa che mi sono messo a cercare. Volevo un grande cambiamento: ero alla ricerca di uno show più grande nelle dimensioni. A cominciare dalla tematica di science-fiction. A confronto con Under the Dome, Breaking Bad era una serie molto più intima.



Alla fine di ogni intervista chiedo sempre: qual era il poster che aveva in camera da ragazzino?
Farrah Fawcett. Appartengo a quella generazione, non a quella di adoratori di Selena Gomez!

Le è mai capitato di incontrarla?
Sì, un po' più avanti nella mia carriera, quando non era più la ragazza del poster.