
Prima di essere uno scrittore, prima di fare l'investigatore privato, Don Winslow gestiva un cinema a New York City dove una sera aveva organizzato una proiezione speciale di Shining. Questa è la storia che Winslow racconta dal palco del PalaNoir, nel momento in cui il Noir in Festival di Courmayeur lo chiama per consegnargli il premio Raymond Chandler alla carriera. Winslow, da grande scrittore, non ne trascura i dettagli: la notte buia e tempestosa, poche persone in sala, il pop-corn riscaldato e d'un tratto tre colpi alla porta, che poi diventano sei e si moltiplicano ancora. “Corro alla porta, la apro con difficoltà, ed ecco un uomo sotto la pioggia con un cappuccio che gli copre la parte superiore del volto. Mi rendo conto che quello è Jack Nicholson. 'E' vero che proiettate la versione estesa di Shining? - mi chiede lui - Quel figlio di puttana di Stanley Kubrick non vuole mostrarmela! Vi dispiace se mi unisco a voi?'”.
Quella non è solo l'unica storia che Winslow racconta nel corso della serata. Lo scrittore torna, infatti, a un altro momento che gli ha cambiato la vita, all'epoca in cui era un investigatore privato e d'un tratto ebbe un'illuminazione. “Ogni mattina esaminavo foto di persone scomparse, omicidi e violenze sui bambini. Un giorno stavo studiando le foto di questo piromane e dei danni che aveva fatto. Le stavo sfogliando con molta tranquillità, come se fosse stato un catalogo. Nell'altra mano avevo un panino. Allora ho capito: non riuscivo a sentire più nulla. Per questo ho deciso di chiudere con quella carriera”. Si parla anche del suo amore per il cinema e viene citata la Nouvelle Vague come fonte primaria di ispirazione “per il modo in cui hanno rotto qualsiasi schema”. Gli altri grandi amori sono Il braccio violento della legge e Serpico: “Quest'ultimo film descrive l'essenza del noir: sforzarsi di vivere decentemente in un mondo indecente”.

La platea pende dalle sue labbra. In prima fila c'è anche Gabriele Salvatores chiamato a consegnargli il premio. Ed ecco che arriva un'altra storia. Questa volta incentrata sulla sua famiglia e sulla sua adolescenza: “Mia nonna era una giocatrice d'azzardo. Una donna che andava in giro con le armi da fuoco. Ricordo che giocavamo continuamente a poker o blackjack in salotto, seduti sul tappeto. Se ero io a perdere, lei si portava via i miei giocattoli. Lo faceva sul serio”. A quel punto lo scrittore si congeda in compagnia della moglie con cui è legato da ventotto anni: “Molti pensano che, considerati i miei scritti, io sia una persona molto infelice. E' falso. Sono pieno di gioia e ho una vita molto equilibrata. Eppure tutti credono che abbia un caratteraccio, me lo dicono sin dai tempi dell'asilo”.
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