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Christoph Waltz: mai chiedergli di improvvisare o del perché interpreta sempre il cattivo

L'attore due volte premio Oscar si racconta alla Festa del Cinema di Roma

27.10.2017 - Autore: Pierpaolo Festa (Nexta)
Un anno fa incontravamo Christoph Waltz per parlare di The Legend of Tarzan. In quell'occasione l'attore commentava così i problemi legati al progetto Georgetown, film che avrebbe segnato il suo debutto dietro la macchina da presa.  "Non sta andando molto bene. Sta zoppicando un po' come succede spesso in questo business. Del resto non ho esperienza, quindi devo imparare. Sfortunatamente mi tocca imparare prima le cose più assurde".  

Guarda l'intervista integrale a Christoph Waltz
 
Quattorici mesi dopo, Waltz ha già finito di girare quel film: "Ho ultimato le riprese - racconta sul red Carpet della Festa del Cinema di Roma, dove Film.it lo incontra per uno 'speed date' - ora però dobbiamo montarlo  e trasformarlo in un film". 


Herr Waltz arriva alla Festa di Roma per incontrare il pubblico in occasione di una "Q&A" con il direttore Antonio Monda.

Ci sono attori che arrivano sul set senza essersi preoccupati di aver imparato a memoria il copione. E' facile immaginarli: i Pacino e i Nicholson aperti alla filosofia dell'improvvisazione "io non leggo il copione, è il copione che legge me...". Ci sono loro, e poi ci sono quelli come Waltz che si presentano sul set preparatissimi, conoscendo ogni battuta, ogni parola a memoria. "Perfino la punteggiatura del copione è importante quando lavori con uno come Quentin Tarantino - afferma l'attore austriaco - Quentin non concede alcuna improvvisazione agli attori. Il suo modo di scrivere è la cosa che mi piace di più del suo cinema. La sua poesia... tutto parte dal suo modo di scrivere".
 
Waltz continua: "Non improvviso mai. Anzi, credo che improvvisare sia una tecnica non solo abusata, ma anche sopravvalutata. Una cosa senza alcun valore. Per me tutto parte dal massimo rispetto che nutro per gli sceneggiatori: dedicano la vita a questo mestiere... alla fine non importa nemmeno se un copione è bello o brutto. Quando me lo presentano penso subito al ciclo di vita di quella sceneggiatura e alle difficoltà che ha superato per arrivare davanti a me". 


 
Quando abbiamo incontrato Waltz per Tarzan si è parlato del modo in cui a Hollywood gli offrano praticamente sempre il ruolo del cattivo. Oggi l'attore ha affilato le sue risposte al riguardo: "Ho lavorato per trentacinque anni prima di arrivare a Hollywood. E non so quanti film ho fatto per la TV, le serie, a teatro, ma se metto tutto insieme sono sicuro di aver interpretato centocinquanta ruoli... credetemi non sono sempre stato il cattivo". Poi chiude con più calma: "I cattivi sono comunque i personaggi più interessanti. I buoni possono solo essere buoni. E basta. Il cattivo può avere più possibilità. L'antagonista è la figura drammatica che guida la storia. Guida l'azione. e crea il conflitto".
 
L'ex Hans Landa parla anche dei suoi idoli e della necessità di rinnegarli prima o poi. E punta il dito contro Marlon Brando. "Mi imbarazza un po' ma ve lo rivelo: quando avevo vent'anni credevo che Marlon Brando fosse come un dio, oggi però non riesco più a vedere gran parte delle cose che ha fatto! Quello che sto dicendo è che non solo il tuo pensiero cambia con l'andare avanti... e questo succede anche perché il tuo attore di riferimento non sempre fa grandi film. La tua ammirazione per qualcuno non dovrebbe mai diventare ideologia". 

Ritroveremo Waltz sugli schermi dal 25 gennaio in Downsizing, nuovo film di Alexander Payne che ha interpretato al fianco di Matt Damon. Qui la recensione.