Con questa pellicola
di enorme intensità emotiva e notevole coerenza estetica Cuaron si candida
seriamente a competere per il Leone d’Oro. Tratto dal romanzo di P.D.
James, “Children of Men” è infatti un film bellissimo, ammantato di una matrice
realistica che a tratti si fa davvero scioccante (anche per merito della
fotografia di Emmanuel Lubezki). Il cineasta di origine messicana - che dopo “Harry Potter e il prigioniero di
Azkaban” (Harry Potter and the Prisoner of Azkaban, 2002) si sta dimostrando
sempre più capace nel saper adattare la sua visione precisa e fluida ai
prodotti a sua disposizione – predilige una messa in scena che precipita lo
spettatore in un incubo di livida lucidità: tutto infatti nel film ha il sapore
inquietante del possibile. Lavorando su una sceneggiatura precisa come un
congegno ad orologeria, e capace di inserire in una narrazione “forte” anche
moltissimi spunti di riflessione socio-politica, Cuaron riesce ad adoperare
tutte le armi del mezzo-cinema a sua disposizione per irretire e convincere chi
guarda. La matrice principale del suo spettacolo è ad esempio il piano
sequenza, che in più di un occasione regala momenti di grande spettacolo
cinematografico. Anche quando sembrerebbe abusare dalla sua maestria, Cuaron
non perde comunque mai il senso di ciò che sta raccontando per immagini, e
riesce quindi a passare dalla rappresentazione più cruda del conflitto alla
poesia disperata della redenzione (una delle splendide scene finali).


NOTIZIE
Children of Men
Con questa pellicola di enorme intensità emotiva e notevole coerenza estetica Cuaron si candida seriamente a competere per il Leone d'Oro

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani