NOTIZIE

Children of Men

Con questa pellicola di enorme intensità emotiva e notevole coerenza estetica Cuaron si candida seriamente a competere per il Leone d'Oro

Children of Men

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
        Con questa pellicola di enorme intensità emotiva e notevole coerenza estetica Cuaron si candida seriamente a competere per il Leone d’Oro. Tratto dal romanzo di P.D. James, “Children of Men” è infatti un film bellissimo, ammantato di una matrice realistica che a tratti si fa davvero scioccante (anche per merito della fotografia di Emmanuel Lubezki). Il cineasta di origine messicana -  che dopo “Harry Potter e il prigioniero di Azkaban” (Harry Potter and the Prisoner of Azkaban, 2002) si sta dimostrando sempre più capace nel saper adattare la sua visione precisa e fluida ai prodotti a sua disposizione – predilige una messa in scena che precipita lo spettatore in un incubo di livida lucidità: tutto infatti nel film ha il sapore inquietante del possibile. Lavorando su una sceneggiatura precisa come un congegno ad orologeria, e capace di inserire in una narrazione “forte” anche moltissimi spunti di riflessione socio-politica, Cuaron riesce ad adoperare tutte le armi del mezzo-cinema a sua disposizione per irretire e convincere chi guarda. La matrice principale del suo spettacolo è ad esempio il piano sequenza, che in più di un occasione regala momenti di grande spettacolo cinematografico. Anche quando sembrerebbe abusare dalla sua maestria, Cuaron non perde comunque mai il senso di ciò che sta raccontando per immagini, e riesce quindi a passare dalla rappresentazione più cruda del conflitto alla poesia disperata della redenzione (una delle splendide scene finali).