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Anne Fontaine: “Gemma Bovery, la mia fiaba erotica”

Dall'impatto di Madame Bovary su una sedicenne alla sensualità magnetica di Gemma Arterton; incontro con la regista a Torino 32

Gemma Bovery

30.01.2015 - Autore: Marco Triolo
Un film tratto da un fumetto tratto da un romanzo. Gemma Bovery, film d'apertura di Torino 32 e ultimo lavoro di Anne Fontaine, è tutto questo. È tratto infatti dall'omonima graphic novel di Posy Simmonds, a sua volta ispirato a Madame Bovary di Gustave Flaubert, di cui è una sorta di “variazione della storia, piena di umorismo e molto brillante”. A pronunciare queste parole è proprio la regista, che abbiamo incontrato a Torino in occasione della presentazione del film, interpretato da una sensuale Gemma Arterton.



“Ho letto Madame Bovary per la prima volta a 16 anni – ci racconta Anne Fontaine – e sono rimasta molto colpita dalla modernità del romanzo e dalla capacità di Flaubert di penetrare la psiche femminile. Ma non mi sarei mai sognata di adattare un tale capolavoro al cinema”. Ecco che, dunque, la mediazione di Posy Simmonds cade a fagiolo: “Gemma Bovery è una fiaba costruita intorno al romanzo ma che non ha nulla a che vedere con esso. La maggiore difficoltà è stata rendere sullo schermo l'erotismo che c'è nel rapporto tra il fornaio Martin e questa giovane donna inglese. L'ho fatto anche grazie a scene inventate, come quella in cui Martin insegna a Gemma a impastare il pane. Sono restata fedele al fumetto tradendolo, in un certo senso”.

Curiosamente, nei panni di un personaggio chiamato Gemma Bovery c'è Gemma Arterton. Ancora più curiosamente, Gemma Arterton era anche la protagonista di Tamara Drewe, film di Stephen Frears tratto da un altro lavoro della Simmonds. “Proprio per questo all'inizio non volevo scegliere Gemma. Ho fatto il provino ad altre attrici inglesi ma non è mai scattato il colpo di fulmine. Un giorno ero a pranzo con Isabelle Huppert ed è stata lei a suggerirmi Gemma. Mi disse che l'aveva incontrata la settimana prima al Festival di Marrakech e che l'aveva trovata estremamente carismatica, e detto da Isabelle Huppert... Così mi sono convinta a incontrarla e un minuto dopo che era entrata nella stanza ho capito che era quella giusta”. “Isabelle mi aveva parlato dell'effetto che Gemma aveva fatto a tutti gli uomini presenti – continua – un particolare molto importante perché, nella storia, Martin non tocca mai Gemma, la tocca solo con lo sguardo. Era fondamentale che gli uomini riuscissero a proiettare su di lei l'erotismo che trasuda dal suo personaggio. E poi è un'attrice molto brava”.



Cosa l'ha attirata a un progetto in un certo senso “derivativo”, essendo, come dice lei, “di terza generazione”? “Ho scoperto la graphic novel grazie al mio produttore, e sono rimasta affascinata dalla triangolazione al centro della storia, che parla di un uomo che proietta su una persona un personaggio di finzione. C'erano diverse correlazioni con il mio mestiere: il regista spesso vive per procura, attraverso i dialoghi e le vicende che crea per i suoi personaggi. La graphic è però una forma d'arte molto diversa dal cinema e il mio lavoro ha consistito nel rendere questi personaggi più umani e complessi rispetto alle caricature del fumetto. È stato in questo lavoro di costruzione del personaggio che mi sono sentita libera”.

In uscita a gennaio 2015, Gemma Bovery è distribuito in Italia da Officine Ubu. Qui la nostra recensione.