I 40 anni di Tutti gli uomini del Presidente: Hoffman e Redford giornalisti da Oscar prima di Spotlight
Tutti gli uomini del presidente, il capolavoro compie 40 anni
Alla voce grandi film sul giornalismo Tutti gli uomini del presidente è la colonna portante di questo filone. Il film con Robert Redford e Dustin Hoffman veniva distribuito sugli schermi USA il 9 aprile 1976.
L'anno successivo fu nominato a otto Oscar. Portò a casa quattro di quelle otto statuette: migliore sceneggiatura non originale, migliore attore non protagonista Jason Robards, migliore scenografia e miglior suono. Non vinse come miglior film.
Poco importa, quarant'anni dopo è ancora salutato come uno dei mille film da vedere almeno una volta nella vita. Un titolo proiettato in scuole e università davanti agli occhi di aspiranti giornalisti.
Cinema e giornalismo, ovvero come raccontare una storia di coraggio e persevaranza di uomini e donne alla ricerca della verità. In questo caso una storia vera. Quella degli eroi dell'informazione che svelarono lo scandalo Watergate puntando il dito contro i suoi responsabili. Due anni dopo un presidente USA veniva costretto a rinunciare alla sua carica e il mondo imparava all'istante un nuovo inglesismo entrato subito nel parlato comune: impeachment.
Questo genere di film è appena tornato a trionfare agli Oscar grazie al solido e notevole Il caso Spotlight, incentrato anche quello su una storia vera. Vi raccontiamo oggi i dietro le quinte da Tutti gli uomini del presidente, il metodo dei suoi protagonisti, le leggende che completano il cast, e la voglia di riscoprire uno dei più grandi film degli anni Settanta.
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Che cos'è il Watergate?
Tutti gli uomini del presidente è tratto dall'omonimo libro di Bob Woodward e Carl Bernstein (edito in Italia da Res Gestae), cronisti del Washington Post che hanno svelato le colpe e i reati dell'amministrazione Nixon facendo scoppiare lo scandalo del Watergate nel 1972.
Al centro dello scandalo ci sono alcune intercettazioni abusive effettuate nel quartier generale del Comitato Nazionale Democratico, ad opera di uomini legati al Partito Repubblicano.
Un abuso di potere da parte dell'amministrazione Nixon allo scopo di indebolire l'opposizione politica dei movimenti pacifisti (erano gli anni della guerra in Vietnam) e del Partito democratico.
Lo scandalo prende il nome dall'hotel di Washington in cui furono effettuate le suddette intercettazioni. Il Watergate constrinse l'allora presidente Nixon a dimettersi dalla carica l'8 agosto del 1974.
Al cinema lo scandalo è stato raccontato anche in Frost/Nixon di Ron Howard, nel biopic Nixon - Gli intrighi del potere di Oliver Stone e con un po' di humour anche in Forrest Gump: nel film di Zemeckis è proprio il personaggio di Tom Hanks ad alzare il telefono per chiamare la sorveglianza dell'hotel Watergate dato che non riesce a dormire perché vede delle luci strane all'interno di una stanza buia di fronte la sua camera.
I veri Woodward e Bernstein
Fu proprio Redford a suggerire ai due giornalisti di scrivere un libro sulla loro indagine che scatenò agli occhi del mondo lo scandalo del Watergate. Il suggerimento dell'attore era quello di scrivere una storia incentrata soprattutto su come i due avessero condotto le loro indagini invece di focalizzarsi solo sugli eventi che vennero a galla con il loro articolo.
Sul set con Alan J. Pakula
Alan J. Pakula dirige Robert Redford sul set del film. Inizialmente la regia di Tutti gli uomini del presidente era stata offerta a John Schlesinger, ma il regista inglese era stato il primo a suggerire alla produzione un direttore americano, uno che avesse vissuto quella storia in diretta.
A quel punto è arrivato Pakula. Il regista è stato nominato all'Oscar per il suo lavoro al film. Tra gli altri lavori di Pakula ricordiamo anche La scelta di Sophie, Presunto innocente e Il rapporto Pelican.
E' morto nel 1998 all'età di settanta anni. Il suo ultimo film è stato L'ombra del diavolo con Harrison Ford e Brad Pitt.
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Robert Redford ieri e oggi
Robert Redford co-produttore e protagonista del film. Eccolo in un altro ruolo simbolo della sua passione per il cinema impegnato: in Tutti gli uomini del presidente interpreta Bob Woodward. Quando il film uscì nelle sale, Redford aveva trentanove anni. Ne compirà ottanta ad agosto.
Oggi continua a lavorare per il cinema come regista e attore. Nel 1981 ha vinto un Oscar per la miglior regia con Gente comune. L'ultimo film che ha diretto è il bel thriller La regola del silenzio (2012).
Al cinema lo abbiamo appena visto in Truth - Il prezzo della verità, un altro dramma giornalistico che ha interpretato insieme a Cate Blanchett.
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Hoffman invitato nel cast da Redford
Uno scatto di Dustin Hoffman nei panni di Carl Bernstein. All'epoca l'attore aveva trentotto anni. A sinistra Hoffman oggi, settantotto anni compiuti lo scorso agosto.
Fu Robert Redford a proporgli il ruolo di Bernstein, dal momento che l'attore sentiva che il suo peso di star avrebbe sbilanciato troppo il film. A quel punto incontrò Hoffman per parlargli del personaggio.
Hoffman è uno dei più grandi attori viventi e nel corso della sua carriera ci ha regalato prove indimenticabili nei migliori fatti a Hollywood: da Il laureato a Un uomo da marciapiede da Kramer contro Kramer a Rain Man - L'uomo della pioggia.
Chi è Gola profonda?
Hal Holbrook nei panni di "Gola profonda" pseudonimo della fonte più preziosa dei due giornalisti. Uno dei più celebri "whistleblower" della storia americana.
Nel libro da cui è tratto il film, Woodward descrive Gola profonda inizialmente come "un vecchio amico fidato, una fonte che lavorava per il governo e a cui non piaceva che lo chiamassi in ufficio".
La sua vera identità è stata per trent'anni uno dei più grandi misteri della politica americana. Nel 2005 è stato Vanity Fair a rivelare che Gola profonda era in realtà Mark Felt, agente speciale dell'FBI e vicedirettore nel 1973. L'articolo di Vanity Fair è stato confermato da Bernstein.
Holbrook è un veterano del cinema USA (lo ricordiamo come caratterista in svariati ruoli al cinema e in TV) che nel 2008 è stato nominato all'Oscar come migliore attore non protagonista per Into the Wild.
Il metodo di Redford e Hoffman sul set
Pare che questo metodo abbia scatenato non poca confusione con i restanti membri del cast, sebbene sia uno dei punti di forza del film, quello che rinforza dialoghi e atmosfera rendendoli perfettamente credibili.
Jane Alexander nominata all'Oscar come migliore attrice non protagonista
Jane Alexander nei panni di Judy Hoback, contabile di Richard Nixon nel 1972. Secondo Woodward e Bernstein lei è stata perfino più importante di "Gola profonda" nella rivelazione dei dettagli sul Watergate.
La Alexander ha riceuto una nomination all'Oscar come migliore attrice non protagonista nonostante appaia nel film per poco più di otto minuti totali.
L'attrice, nominata all'Oscar ben quattro volte, ha compiuto settantasei anni lo scorso ottobre: oggi continua a recitare al cinema e in TV dove l'abbiamo recentemente vista in serie come The Blacklist, The Good Wife ed Elementary.
I tre grandi che completano il cast
Tre grandissimi del cinema americano: da sinistra Jason Robards, Jack Warden e Martin Balsam.
Robards interpreta Benjamin C. Bradlee, direttore del Washington Post che incoraggia i protagonisti esortandoli a scavare più a fondo nella loro indagine. L'attore vinse il suo primo Oscar come non protagonista. Al cinema lo ricordiamo anche in film come C'era una volta il west, Philadelphia e Magnolia. E' morto nel 2000. Aveva settantotto anni.