
Fight Club compie 20 anni, ecco perché è uno degli ultimi cult

I 20 anni di Fight Club
"Prima regola del Fight Club: non parlate mai del Fight Club. Seconda regola del Fight Club: non dovete parlare mai del Fight Club". Chi è cresciuto negli anni '90 e non ricorda questa frase, probabilmente era rinchiuso in un carcere di massima sicurezza o in una fase di eremitaggio nel lontano Oriente.
Fight Club, il cult (termine, per una volta, non usato a sproposito) di David Fincher, fu presentato in anteprima alla 56a Mostra di Venezia il 10 settembre 1999, scatenando reazioni diametralmente opposto. E segnò una generazione come pochi film dell'epoca.
Fu la pietra tombale e allo stesso tempo il picco della Generazione X, del suo disperato - ma post-moderno - grido di dolore verso una società fredda che "non la capiva". L'incarnazione di uno spirito punk estremamente controverso, sia perché evocava una violenta rivoluzione assimilabile al terrorismo, sia perché non dava interpretazioni morali, ma lasciava questa responsabilità allo spettatore.
E, quando hai un film in cui Edward Norton e Brad Pitt sono così dannatamente cool a interpretare degli sbandati, lo spettatore più disattento facilmente si confonderà.
Vent'anni, comunque, sono abbastanza per lasciarsi alle spalle le polemiche e mettere in prospettiva il film...
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La via per il grande schermo
Chuck Palahniuk scrisse il romanzo Fight Club nel 1996, dopo essere stato malmenato da dei vicini di campeggio. L'autore notò che, al suo ritorno in ufficio, nessuno gli chiese notizie sui suoi lividi, preferendo ignorarli e porre domande di routine tipo "Come è andato il tuo weekend". Da qui l'idea di scrivere un libro sui filtri che la società impone nell'interazione tra le persone.
Fincher ottenne la regia dopo aver riparato il rapporto di lavoro con la Fox, ancora danneggiato dall'esperienza pessima sul set di Alien 3. Jim Uhls si occupò dello script, ma Fincher chiese anche l'aiuto non accreditato di Cameron Crowe (per rendere più interessante il personaggio di Tyler Durden, su richiesta di Brad Pitt) e Andrew Kevin Walker, che per lui aveva anche scritto Seven.

L'addestramento
Edward Norton e Brad Pitt presero molto seriamente la questione dei combattimenti corpo a corpo. In preparazione a essi, si addestrarono in boxe e taekwondo. E impararono anche a produrre sapone!

Improvvisazione
La scena in cui Norton e Pitt dialogano nel bar dopo l'esplosione dell'appartamento del Narratore (il personaggio senza nome di Norton), fu girata da Fincher 38 volte. A ogni ciak, il regista dava agli attori indicazioni di massima su cosa dire e poi li lasciava improvvisare sotto gli occhi di due macchine da presa. La scena che si vede nel film è una sintesi di diversi ciak, tutti improvvisati.

Effetti speciali
Fight Club contiene diverse sequenze realizzate con l'ausilio degli effetti speciali e di avanzate tecnologie come il Bullet Time. Quest'ultimo fu reso celebre dalle Wachowski nella realizzazione di Matrix: era l'effetto con cui erano state riprese le scene d'azione iconiche del film, che univa innumerevoli istantanee scattate intorno a una scena e rielaborate al computer. La stessa tecnica fu usata per la scena di sesso tra Tyler e Marla. Brad Pitt e Helena Bonham Carter indossarono addirittura delle tute per il motion capture durante le riprese.

Rock Star
"Siamo cresciuti con la televisione che ci ha convinti che un giorno saremmo diventati miliardari, miti del cinema, rock star. Ma non è così". Lo dice Tyler Durden ai membri del Fight Club in una scena del film. Mentre pronuncia le parole "rock star", guarda negli occhi Angel Face. Il personaggio è interpretato da un giovane Jared Leto, che da poco aveva lanciato la sua band Thirty Seconds to Mars.

Bob
Uno dei personaggi più memorabili del film è Robert "Bob" Paulson, il gigante interpretato da Meat Loaf. L'attore e cantante dovette indossare una tuta per apparire sovrappeso e sfoggiare il seno che il personaggio si ritrovava dopo una cura ormonale per il cancro ai testicoli. Nelle scene con Edward Norton, Meat Loaf indossava inoltre delle zeppe di 20 cm per sembrare più alto del collega.

Il laureato
Uno dei riferimenti del film, incredibile a dirsi, è Il laureato di Mike Nichols. Il personaggio di Norton è visto come l'antitesi di quello di Dustin Hoffman, un giovane uomo che davanti a sé non ha alcuna prospettiva. Un uomo che, pur avendo tentato di adattarsi alla società facendo tutto ciò che questa consiglia, non riesce a trovare felicità.
Un altro riferimento è Gioventù bruciata. Come il classico con James Dean, Fight Club analizza la frustrazione di una generazione in un mondo materialista, nel quale la ricerca dei beni di consumo ha rimpiazzato quella della felicità.

La sorpresa rovinata
Nel corso di un episodio del suo programma TV, andato in onda il giorno dell'uscita di Fight Club negli Stati Uniti, Rosie O'Donnell disse di aver già visto il film e di non essere più riuscita a dormire da quel momento. Sconsigliò poi al suo pubblico di andarlo a vedere e rivelò il grande colpo di scena finale. Pitt definì questo comportamento “imperdonabile”.

Un fiasco di successo
Il montaggio finale del film lasciò basiti gli executive della Fox. Nessuno sapeva come pubblicizzarlo, e così venne creata una campagna marketing che puntò tutto sulla violenza dei corpo a corpo, che in realtà hanno uno spazio abbastanza limitato nel film.
La campagna pubblicitaria presentò, in sostanza, un film diverso, sbagliando target. I risultati al botteghino americano parlarono chiaro: il film incassò 37 milioni di dollari a partire da un budget di 63. Il risultato fu salvato dai 100 milioni incassati all'estero. E il film ebbe poi un enorme successo in home video, diventando presto un cult.
Ma il flop in USA è incontestabile. Un destino che unisce diversi cult di oggi, snobbati all'epoca della loro uscita originale.