
In “The Beaver”, Gibson interpreta Walter Black, amministratore delegato di una compagnia di giocattoli in fallimento. Walter è affetto da una forte depressione, e dopo essere stato cacciato di casa dalla moglie (Foster) e dai figli (Riley Thomas Stewart e Anton Yelchin), passa da un negozio di liquori prima di tentare il suicidio in una stanza d'albergo. Sarà salvato da una marionetta, un castoro malconcio che ha trovato in un bidone delle immondizie. Inizia così una redenzione surreale: Walter lascia che il Castoro parli per lui, riconquistando fiducia nella vita e l'amore dei famigliari. Ma a quale prezzo?

“E' un film dolorosamente emozionante – avverte la regista – Credo che la grande sorpresa del film sia proprio questa, cioè che possa iniziare con una trovata così forte, e nonostante ciò dalla metà in poi ci si senta talmente affezionati ai personaggi, attraverso i quali vediamo le nostre stesse vite, da dimenticare che il protagonista ha una marionetta sulla mano”. La sceneggiatura di Kyle Killen è entrata nel 2008 nella Black List, ovvero la lista dei migliori script di Hollywood non ancora prodotti: “La sceneggiatura è incredibilmente ben scritta e complessa, ricca di personaggi intelligenti e molto solitari. E quando si parla di una persona che non vede altra strada nella vita se non il suicidio, tendi a prendere la materia molto seriamente. Il mio film parla di un uomo che tenta disperatamente di trovare un modo per continuare a vivere, e questa è l'unica idea che gli sovviene”.

Le reazioni finora sono state piuttosto tiepide, ma anche chi non è rimasto troppo impressionato è d'accordo su una cosa: Mel Gibson è la vera ragione per vedere il film. “Gibson – scrive William Goss di Moviefone – azzecca lo sconforto e la stanchezza di vivere tipica di un individuo profondamente depresso, e riesce a dare al piccolo e peloso meccanismo di difesa una personalità tutta sua. […] Dà vita in maniera ammirevole a un uomo, e ad un film, in crisi”. “Jodie Foster mette in risalto le sottigliezze della sceneggiatura e condisce il film con una dose sufficiente di dolore da farlo funzionare – dice John DeFore su The Hollywood Reporter, e aggiunge – La nostra consapevolezza che questo personaggio depresso è interpretato da un attore problematico non svanisce mai, ma è benvenuta per dare sostanza alla storia”.

Jordan Hoffman di UGO pensa che “Scegliere Mel Gibson nel ruolo è stata una benedizione ma anche una maledizione” e che “'The Beaver' è certamente un film coraggioso, ma non credo che sia tanto innovativo quanto pensa la regista”. Eppure, “Nella seconda parte, diventa decisamente più tetro, nel ribadire che la malattia mentale non può essere curata facilmente e in fretta. La performance di Gibson è al centro tutto il tempo, ed è giusto che sia così”. Infine, Andrew Barker di Variety scrive che “Mel Gibson potrebbe essere il più grande ostacolo tra il film di Jodie Foster e il grande pubblico, ma è anche la principale ragione per cui quel pubblico dovrebbe esistere in primo luogo”, anche se “Il film non riesce a decidersi tra l'essere uno studio dolce-amaro sulla malattia mentale o una farsa stravagante”.
“The Beaver”, in uscita in Italia da maggio (distribuito da Medusa) sarà proiettato in anteprima al Festival di Cannes, fuori concorso. Per saperne di più, consultate il programma di Cannes qui.
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