
Abbiamo incontrato l’attore in un Grand Hotel del centro di Berlino, a due passi dalla Porta di Brandeburgo. Nei suoi ultimi film sfoggia sempre quel look pulito da eroe o rubacuori, ma fuori dal set sembra uscito da una di quelle avventure in motocicletta che di tanto in tanto pratica in giro per il mondo. Giacca sportiva capelli lunghi e barba incolta. E non nasconde la grande passione per il suo ultimo film, “L’uomo nell’ombra” in cui è stato diretto da Roman Polanski: “Il nostro film è più che mai attuale I politici prendono decisioni sulla vita e la morte – dichiara l’attore parlando della trama del thriller - decidono al posto nostro e poi si ritirano in un rifugio da qualche parte nel mondo dove continuano a parlare e far soldi. Questa è una cosa che mi provoca ira”.
Ewan raccontaci di come ti sei sentito quando Roman Polanski ti ha chiamato per affidarti il ruolo del ghostwriter…
Non vedevo l’ora. Pensavo sarebbe stata una vera sfida lavorare con Roman. Per prepararmi al ruolo ho guardato gran parte dei suoi film. Ero davvero emozionato. Sul set ho scoperto, invece, che lui non ti abbandona mai. Ti segue costantemente e continua a darti consigli sulla performance. Una cosa bellissima per un attore. Roman sta attendo al dettaglio a quello che vedi e a come ti muovi. È proprio per questo che le sue performance sembrano così vere.

E per quanto riguarda il suo modo di lavorare con la macchina da presa?
Anche in quello è unico. Di solito quando i registi girano i primi piani, la camera viene tenuta lontana dal volto dell’attore e l’immagine viene zoomata. Ma Polanski, lui te la attacca in faccia! Hai l’obiettivo proprio addosso. Perfino quando provi, lui ti sta attaccato alle spalle! Dice che questo è l’unico modo per essere accurati e per mettere in scena una percezione reale del mondo.
Ci puoi parlare dell’ironia messa in scena da Polanski. Quanto si sentiva sul set?
In realtà stava già tutto nel copione. Continuavo a chiedere a Roman del passato del mio personaggio. Ma non c’era alcuna back story. Sapevamo che non aveva una famiglia, che era andato a Cambridge e che scriveva libri, soprattutto biografie di personaggi di serie C! Mentre leggevo il copione, sentivo esattamente chi era il personaggio. Mi piaceva che si ritrovasse tra politici, che finisse a letto con le donne dei potenti. E che, nonostante il pericolo, mantenesse sempre un atteggiamento distaccato. Lui è un solitario che non ha paura di sfidare la gente con il suo intelletto. Sapevo che non mancava nulla al personaggio, non dovevo creare nulla. Spesso mi sono perduto con le ricerche sul passato dei miei personaggi. Questa volta non è successo.

Tornando al cinema di Polanski, hai detto di aver visto gran parte dei suoi film prima di girare “L’uomo nell’ombra”. Qual è quello che preferisci?
Il mio preferito è stato sempre “Macbeth”, perché so bene quanto sia difficile rendere Shakespeare intenso al cinema. È due volte più difficile che a teatro. Roman fatto un film spettacolare.
L’appuntamento nelle sale con “L’uomo nell’ombra” è fissato per il 9 aprile. La pellicola è distribuita dalla 01 Distribution.
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