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Luci e ombre su Mazzacurati

"La giusta distanza" di Carlo Mazzacurati è il primo film italiano presentato a questa seconda edizione della Festa di Roma.

La giusta distanza

19.10.2007 - Autore: Adriano Ercolani
Lo avevamo lasciato a Venezia 2004 con il soporifero melodramma in costume “L’amore ritrovato”. Lo ritroviamo a Roma 2007 con questo suo nuovo “La giusta distanza” , ma purtroppo l’effetto non cambia.

Il cinema di Carlo Mazzacurati sta evidentemente vivendo un lungo periodo di implosione, e non riesce più  a raccontare con emozione quell’Italia di provincia che ha fatto la fortuna dei suoi esordi, almeno fino al toccante “Il toro” (datato ormai 1994). I suoi film sembrano cominciare ad essere addirittura polverosi, sensazione molto poco piacevole quando si deve valutare il lavoro di uno dei registi che ritenevamo più interessanti tra quelli venuti fuori degli ultimissimi decenni. La delusione è quindi ancora più cocente.

L’ambientazione del film è contemporanea, e rimane forse l’unico motivo di interesse della pellicola: per il resto, già dalle prime scene si intuisce che ci si perderà in una ricerca estenuante di atmosfere dolceamare e di storie sussurrate, non raccontate veramente. Già, perché la rima, enorme pecca de “La giusta distanza” è quella di basarsi su una sceneggiatura che si perde dietro ai personaggi, e non possiede mai il filo preciso della narrazione; quando, dopo almeno un’ora e venti, la trama prende una strada ben precisa, lo fa poi sciorinando una serie di ovvietà e di luoghi comuni che lasciano a dir poco interdetti. Il regista dal canto suo sembra costantemente indeciso su quale figura seguire, e non riuscendo a scegliere sembra che abbandoni i personaggi in una sorta di limbo dove sono tratteggiati più come sfumature che come caratteri veri e propri.

La giusta distanza”, ed è ormai snervante continuare ad adoperare sempre le stesse frasi, possiede i difetti più caratteristici del cinema italiano odierno: invece di una impalcatura drammatica “forte”, di una struttura narrativa che regga, preferisce la precarietà delle atmosfere dilatate. Invece di un’idea di messa in scena arrischiata ma in qualche modo originale, “preziosa”, si perde nella medietà avvilente delle inquadrature di stampo televisivo. E poi ci si continua a chiedere perché il pubblico non va a vedere la maggior parte dei nostri lungometraggi: ma quando ci si comincerà a chiedere perché dovrebbe andare a vederli?

Senza stare ad insistere troppo su concetti ormai troppe volte ripetuti, ci limitiamo a constatare che Carlo Mazzacurati ed il suo nuovo "La giusta distanza”; primo film italiano presentato a questa seconda edizione della Festa di Roma, hanno deluso le aspettative. Da salvare c’è qualche scenetta di genuino gusto provinciale ed il sorriso di Valentina Lodovini, giovane protagonista in odore di lancio.

Per il resto, la pellicola rappresenta quanto di più retorico e disarmante la nostra – presunta  -industria cinematografica riesce a sfornare in questo periodo. Periodo che ormai dura da parecchi anni, anche se poi tutto sommato risulta meno triste fare finta che non sia così… 

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