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Last Night - la nostra recensione

Last Night apre il Festival del Film di Roma con tentazioni e tradimenti consumati nel corso di una notte troppo lunga...

Last Night - la recensione

04.11.2010 - Autore: Ludovica Sanfelice
La kermesse romana si è aperta ufficialmente con la proiezione del primo film in cartellone: “Last Night” di Massy Tadjedin. Il cast, variamente composto, sulla carta suona interessante. Ai caldi spiriti cubani di Eva Mendes, risponde il fascino elegante e sottile di Keira Knightley, mentre sul fronte maschile si schierano l’australiano Sam Worthington contro il francese Guillaume Canet. Un quartetto Tutti-Frutti chiamato a comporre una danza di desideri, gelosie e tradimenti che si consuma nell’arco di un’unica notte.

E i film girati in una notte, diciamocelo, hanno quasi sempre il loro fascino. Possono essere pervasi di avventura, di sensualità, di azione; possono rappresentare un punto di rottura, un nuovo inizio, un’epifania; porteranno a perdersi o a ritrovarsi, o tutt’e due. E la provvisoria libertà che si respira svanirà all’alba del giorno dopo.

Nella notte che “Last Night”  racconta, la coppia formata dai belli, giovani, ricchi, Knightley/Worthington subirà l’aggressione frontale e parallela della tentazione perché il film possa esplorare il tradimento nella sua natura doppia: quella fisica e quella mentale.

Nel giro di poche ore infatti la presunzione di passeggiare sul profilo migliore della perfezione verrà messa alla prova dal richiamo provocante e lusinghiero della coppia di sirene Mendes/Canet, venuti a reclamare una porzione di fallibilità.

Se nei primi minuti, -quelli in cui la coppia ci viene presentata attraverso pennellate rapide e incisive, sguardi, dettagli e ammiccamenti piazzati ad arte per introdurci sensibilmente in universo privato che ha alle spalle una storia- le spire della regia intrappolano e accompagnano molto bene il crescere della temperatura, i colpi che verranno assestati strada facendo faranno sì che tutto si smarrisca irrimediabilmente. La causa: dialoghi eccessivamente verbosi, un procedere lento e annacquato in un discreto narcisismo, un compiacimento lento e piuttosto noioso che si trascinerà per una notte che sembrerà non finire mai.

Una notte in cui la Knightley si concede troppe smorfie, ma Canet ci ricompensa un po’.