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Il Dramma senza il Pathos

Presentato in concorso alla Festa di Roma il melodramma "Reservation Road", è interpretato da un cast stellare come Joaquin Phoenix, Mark Ruffalo, Jennifer Connelly e Mira Sorvino

Reservation Road

25.10.2007 - Autore: Adriano Ercolani
Presentato in concorso alla Festa di Roma il melodramma “Reservation Road”, diretto dal regista di “Hotel Rwanda” (id., 2004) Terry George ed interpretato da un cast di attori stellari come Joaquin Phoenix, Mark Ruffalo, Jennifer Connelly e Mira Sorvino. La storia è facilmente riassumibile: la famiglia Learner viene sconvolta dalla morte del piccolo Josh (Sean Curley), investito da un pirata della strada. Mentre sua madre Grace (Jennifer Connelly) riesce col tempo ad elaborare il dolore per la perdita, il padre Ethan (Joaquin Phoenix) è ossessionato dall’idea di catturare il colpevole dell’incidente. Ad investire il piccolo è stato Dwight Arno (Mark Ruffalo), che pian piano inizia ad essere devastato dal rimorso per non aver aiutato la vittima e non essersi successivamente costituito.

Negli ultimi tempi è tornato di moda ad Hollywood questo tipo di drammi familiari incentrato sul dolore della perdita e sull’accettazione della mancanza. Se l’epigono di tale striscia è il bellissimo “Gente comune” (Ordinary People, 1980) di Robert Redford, negli ultimi anni abbiamo avuto altri ottimi esempi con “In the Bedroom” (id., 2001) di Todd Field, “21 Grammi” (21 Grams, 2003) di Alejandro Gonzalez Inarritu ed il recente “Reign Over Me” (id., 2007) di Mike Binder.

Tornando al film di George, dobbiamo ahinoi constatare che con una storia potenzialmente drammatica come questa, e con una squadra di attori tutti collaudati, il risultato finale è sinceramente anonimo: “Reservation Road” rimane costantemente distaccato dagli eventi che sta narrando, e non arriva mai la cuore dello spettatore. Senza voler arrivare a parlare di banalità, c’è comunque da sottolineare come la sceneggiatura, scritta dallo stesso George insieme a John Burnham Schwartz, proponga situazioni e psicologie che non aggiungono nulla di originale a quanto già visto molte altre volte. In più vi sono almeno un paio di passaggi narrativi piuttosto discutibili e di cattivo gusto, come le scene di chat tra Ethan Learner ed altri genitori vittime di tragedie simili alla sua. Se il regista non riesce mai a dotare il suo film di un timbro visivo interessante, anche gli attori protagonisti recitato tutti sotto tono, e non incidono mai.

Difficile trovare qualcosa da salvare di questo inerme melodramma, ideato e realizzato con una sconcertante mancanza di idee originali. “Reservation Road” si trascina per circa un’ora e quaranta di proiezione fino ad arrivare ad un finale che era inevitabile, visto il pochissimo contributo di tensione che la storia era riuscita a dipanare lungo il suo sviluppo. Neppure i momenti in teoria più “forti” riescono a scuotere l’emotività di chi guarda, lasciandolo purtroppo indifferente ad un racconto che, se organizzato e soprattutto “sentito” in maniera più aderente, avrebbe di certo potuto trasformare questo lungometraggio in uno di quelli da ricordare. Non è stato così, e di conseguenza il film di George verrà probabilmente dimenticato in fretta.