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Il cecchino - La nostra recensione

Michele Placido dirige con mano ferma questo cupo polar, penalizzato da una sceneggiatura distratta

Il cecchino - Daniel Auteuil

13.11.2012 - Autore: Marco Triolo
Leggete la nostra intervista esclusiva a Michele Placido.

Una panoramica aerea di Parigi ci introduce a Il cecchino (Le guetteur), il nuovo film di Michele Placido che il regista pugliese ha realizzato in Francia tramite una co-produzione italo-franco-belga. L’ambizione di raccontare un moderno polar non manca, ma Placido cade vittima di una sceneggiatura a dir poco squilibrata e improbabile.

La trama: il commissario di polizia Mattei (Daniel Auteuil) dà la caccia a un cecchino, Vincent Kaminski (il regista de I fiumi di porpora Mathieu Kassovitz), colpevole di aver ferito diversi suoi uomini per coprire la fuga di una banda di rapinatori. Ma nel frattempo la banda ha problemi tutti suoi: un medico della mala (Olivier Gourmet) con un passato oscuro ha messo gli occhi sul bottino.

Entrati in sala ci aspettavamo un film ambientato sui tetti di Parigi, tra inseguimenti spericolati a piedi e sequenze cariche di tensione in cui Auteuil avrebbe fatto da bersaglio mobile per le strade della metropoli francese. Il cecchino, invece, ci porta su territori meno battuti e almeno in questo tenta qualcosa di interessante. Il problema è che per amore di noir e per voler essere il più cupo e imprevedibile possibile, lo script deraglia totalmente nella seconda metà, perdendo più volte il filo del discorso, introducendo sottotrame attaccate con la colla e lasciandosi totalmente andare alle incongruenze narrative.

Un vero peccato, perché invece Placido fa il suo sporco lavoro, con una capacità di sintesi registica a cui da sempre aspira, a cui si è avvicinato con il pur buono Vallanzasca, e a cui sembra finalmente approdato. Merito anche della professionalità d’Oltralpe, il lavoro sul sonoro, sul montaggio – tutte cose che da noi fanno in qualche modo ma che regalano tanto a un film in termini di spettacolo. La fotografia di Arnaldo Catinari, d’altro canto, convince meno nel suo tentativo di scimmiottare i toni cupi virati al blu che già si sono visti in analoghi noir francesi moderni come i sopravvalutati 36 Quai des OrfèvresL'ultima missione di Olivier Marchal. Sì è un polar, è disperato e pessimista: lo abbiamo capito anche senza la fotografia buia.

Il cecchino sarà distribuito in Italia da 01.

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