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Fatih Akin favorito per la Palma

A giudicare dall'accoglienza entusiastica ottenuta alla proiezione per la stampa "The Edge of Heaven" di Fatih Akin ("La sposa Turca) può essere considerato uno dei favoriti principali per la Palma d'Oro 2007

Ai confini del paradiso

01.06.2007 - Autore: Adriano Ercolani
 

  Akin dimostra una sorprendente lucidità ed estrema sensibilità nel dirigere il lungometraggio con mano molto sicura ma raramente invasiva rispetto alla storia.

Visivamente accurato nella sua linearità, “The Edge of Heaven” è un lavoro sicuramente riuscito, che comunica sensazioni molto forti senza scadere mai nel sentimentalismo da facile operetta; grazie alla partecipazione molto sentita di un gruppo di attori affiatatissimi, tra cui siamo lieti di segnalare il ritorno della grande Hanna Schygulla, questa storia di dolore e di redenzione è sicuramente tra i prodotti più importanti presentati in questa rassegna.    

Detto degli indubbi pregi del film, c’è anche da testimoniare che, rispetto al sanguigno e doloroso “La Sposa turca” (Head On, 2005) che vinse a sorpresa Berlino, questo nuovo lavoro di Akin possiede qualcosa in meno. Prima di tutto l’intreccio delle storie – formula che somiglia molto agli intrecci narrativi resi famosi da Alejandro Inarritu e Guillermo Arriaga nei loro lavori – appare in alcuni momenti vagamente forzato, o meglio rende la fluidità della narrazione più “fredda” rispetto al suo esordio; sotto questo punto di vista “La Sposa turca” possedeva una sincerità ed una forza comunicativa molto più emozionale e penetrante. 

Molto ben costruito, diretto ed interpretato, “The Edge of Heaven” conferma in pieno la bontà poetica del regista turco – residente da tempo in Germania – Fatih Akin, autore che con soltanto due lungometraggi ed un documentario si presenta già come una delle promesse più interessanti per il futuro. Il suo film presente a Cannes dimostra una maturità stilistica pienamente raggiunta, a cui però sembra essere stata in parte sacrificata la forza espressiva e del tutto viscerale del suo primo lavoro.