Il primo ciak lo ha battuto nel marzo del 2008, e dopo due anni di montaggio Terrence Malick ha finalmente mostrato la sua nuova pellicola sulla Croisette. Certamente “The Tree of Life” era il film più atteso di Cannes 64, e come soltanto il lavoro di un grande maestro può fare, è riuscito a dividere la critica internazionale.
Possiamo certamente collocare la pellicola nel podio dei film più visivamente stupefacenti del nuovo millennio: dai viottoli della provincia texana, la macchina da presa del regista sale fino alle stelle – con tanto di big-bang, dinosauri e asteroidi - mostrate come mai nessuno aveva fatto prima. Come Kubrick in “2001”, Malick vira per lo sci-fi filosofico, creando il suo monumento mistico alla specie umana, la cui vita è segnata da una regola molto semplice nell’essere enunciata, totalmente difficile nell’essere applicata: l’unico modo per essere felici è amare.
Ancora una volta il regista affida lo spettatore ai pensieri intimi dei suoi protagonisti, parole sussurrate appena che però risuonano come bombe emotive nell’animo umano. La prima ora del film è un capolavoro di immagini, segue una seconda parte in cui Malick continua a raccontare la storia della famiglia del Texas degli anni Sessanta - colpita da lutti e costretta a riflettere sul loro sogno americano infranto - affidandosi più a forza visiva e confessioni spirituali, che a una preciso percorso narrativo. Anche per questo, “The Tree of Life” è una specie di “esperanto del cinema”, affascinante, sublime, e tutt’altro facilmente accessibile. Una vera e propria opera d’arte destinata a non essere mai più dimenticata.
La pellicola è distribuita nei cinema dalla 01 Distribution, cliccate qui per guardare il trailer
Vi ricordiamo che Film.it è in prima linea al Festival di Cannes, dove stamani abbiamo incontrato Brad Pitt in occasione della première di "The Tree of Life". Vi invitiamo, dunque, nel nostro speciale dalla Croisette
NOTIZIE
Cannes: The Tree of Life - La recensione
Il nuovo film di Terrence Malick visivamente stupefacente
24.05.2011 - Autore: Pierpaolo Festa, nostro inviato al Festival di Cannes