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Le follie di Stanley Kubrick

Le follie di Stanley Kubrick

Kubrick

17.02.2001 - Autore: Alessio Rocchi
Misantropo, pieno di fobie, maniacalmente geloso della sua privacy, perfezionista fino all\'esasperazione. Ma anche il regista che ogni volta reinventava il cinema. Tredici film, altrettanti capolavori. Da Spartacus a Lolita, da Barry Lindon ad Arancia Meccanica, da Shining a Full Metal Jacket a 2001: Odissea nello spazio Stanley Kubrick ha creato una mappa, affascinante e sconvolgente, della condizione umana, dellamore e della violenza, della paura e della tensione verso il futuro e la conoscenza. Autentico mito del cinema, negli ultimi trentanni luomo è scomparso dietro i suoi capolavori per diventare una leggenda, quella di un genio del cinema segnato da nevrosi, maniacalità, paure. Come Salinger, Pynchon e Terrence Malick, Kubrick si era ritirato dalla vita pubblica molti anni fa e da allora nulla da lui autorizzato si era più saputo sulla sua persona. Ha vissuto dal 1969 fino alla sua morte con la terza moglie Christiane in una sorta di castello blindato nella campagna dell\'Hertfordshire, a St Alban\'s, circa due ore da Londra: un palazzetto del XVIII secolo, immerso nel verde e protetto da ogni intrusione. E per trentanni non è stato fotografato: ci è riuscito solo un paparazzo, proprio sul set di Eyes wide shut nel 1999. La foto mostrava un uomo appesantito, mentre scendeva goffamente gli scalini di una roulotte. Le sue fobie risalgono agli anni 50-60: abitava a New York, dove era nato e aveva talmente paura del pericolo nucleare che considerò di trasferirsi in Australia per essere fuori dal raggio di azione di un\'eventuale bomba atomica. Una volta trasferitosi in Inghilterra non salì mai più su un aereo, ma anche in automobile aveva qualche difficoltà a spostarsi. Al suo autista chiedeva di non guidare a più di 60 chilometri l\'ora. Per lui uscire di casa era un\'impresa. Malcom McDowell, l\'allucinato protagonista di Arancia meccanica, raccontò che ordinava al suo assistente di sedersi in macchina davanti a lui, in modo da assorbire l\'impatto di un eventuale incidente. Il telefono era uno dei pochi mezzi che Kubrick usava per comunicare con il mondo esterno. In verità, in tempi più recenti, preferiva la posta elettronica, così da non far sentire neanche il suono della propria voce. Quando chiamava o scriveva era solo per ragioni di lavoro. Era talmente abituato a vivere da solo che aveva perso l\'abilità di trattare con il genere umano, ricorda sempre Malcolm McDowell. Penso che gli uomini, come razza, non gli piacevano un granché. Era ossessionato dalla precisione aggiunge - e disposto a sacrificare chiunque. Durante le riprese di Arancia meccanica, non lo dimenticherò mai, ho preso una brutta polmonite. Dopo tre settimane a letto con la febbre alta, sono tornato sul set. Lui mi fece spruzzare dacqua gelata per una scena, che poi ha deciso di non girare. Mi ha lasciato lì, tutto bagnato, per uneternità. Quando è tornato ho cercato di picchiarlo. Quando mi offrirono \'Eyes wide shut\' - ha raccontato invece di recente Harvey Keitel - venne un incaricato di Kubrick a trovarmi personalmente a casa. Mi portò la sceneggiatura e rimase in silenzio ad aspettare fino alla fine della lettura, per poi ripartire senza pronunciare una parola col copione sotto il braccio. In tutto questo cè di certo molta leggenda, probabilmente Kubrick era molto meno eccentrico di quanto lui stesso abbia voluto, per autodifesa, far credere. Figlio di un medico, ebreo di origine austriaca, era nato nel Bronx a New York. Da ragazzo aveva coltivato due grandi passioni: la fotografia e gli scacchi. Si racconta che passava interi pomeriggi a Washington Square in estenuanti tornei, un passatempo che ancora lo occupava. Di sicuro era maniacale riguardo il suo lavoro: realizzava un film ogni sei, sette anni e la lavorazione durava mesi. Gli attori, per contratto, erano obbligati al top secret assoluto e ad una durata di riprese illimitata (cosa che è puntualmente accaduta anche con l\'ultimo Eyes wide shut). Controllava i suoi film in ogni dettaglio, dal montaggio al controllo tecnico, al doppiaggio. In Italia l\'uscita di Full Metal Jacket fu bloccata per mesi perché le voci dei doppiatori usati non erano di suo gradimento. Ed anche per la messa in onda in tv stabiliva regole e tempi.