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Before I Go to Sleep - Nicole Kidman, prigioniera smemorata

In sala negli States, un thriller altalenante impreziosito anche da Colin Firth

10.11.2014 - Autore: Mattia Pasquini
L'amnesia anterograda - quella relativa alla memoria recente - era gia' stata trattata dieci anni fa da 50 volte il primo bacio, seppur in forma molto piu' leggera. Dalla commedia romantica al thriller il passo non e' stato pero' immediato, visto che solo nel 2011 Ridley Scott ha deciso di comprare i diritti di Non ti addormentare di S. J. Watson da cui questo Before I Go to Sleep (come da titolo originale) e' tratto.

Un libro che offriva sicuramente una premessa promettente, anche cinematograficamente. Non facile da gestire forse, e non trattata al meglio in alcuni dettagli chiave, ma sicuramente utile a costruire un thriller angosciante ed emozionante. Al timone del quale Rowan Joffé (londinese, autore dello script di The American, qui regista e sceneggiatore) ha avuto sicuramente buon gioco a poter nascondere certe falle dietro degli interpreti di sicuro carisma e peso.



La protagonista, Nicole Kidman, da tempo non impeccabile come una volta nelle scelte e nelle apparizioni cinematografiche, resta comunque una presenza capace di dare corpo a un personaggio, anche se non definito per necessita', come la Christine che da anni si sveglia ogni mattina completamente dimentica di ogni cosa e pronta a essere 'istruita' su chi e', cosa fa e quali sono i suoi affetti e dolori.

Intrigante. Soprattutto a livello emotivo. E costitutivamente bisognoso di figure altrettanto forti alle quali potersi appoggiare nel confronto e nel conflitto. Anche queste ben scelte. Con Mark Strong nei panni del neurologo che la spinge a registrare un video diario, ma soprattutto Colin Firth - scelto dalla stessa Nicole dopo averci fatto coppia in The Railway Man - nei panni del suo amorevole quanto misterioso partner/tutore.



Ma al di la' delle interazioni tra i personaggi e della loro indubbia capacita' espressiva, sono la sostanza e i contenuti a lasciare perplessi su piu' piani. Non tanto nella gestione della linea cronologica da parte di Joffé, seppur a tratti sembri complicarsi la vita da solo, quanto nell'eccesso di sospensione dell'incredulita' richiesta da alcuni buchi di sceneggiatura particolarmente rilevanti.

Uno, nello specifico, relativo alle foto che la protagonista ha costantemente davanti agli occhi a ricordarle la propria vita passata e dimenticata. Una leggerezza imperdonabile, purtroppo, che affossa il giudizio razionale sul film. Il quale a livello emotivo funziona sicuramente meglio, per quanto empatia e thrilling siano tanto discontinui da restare sulla carta o relegati a momenti isolati e sia il montaggio a dare l'idea di una continuita' che non puo' esserci. Soprattutto per la difficolta' a credere alla capacita' della protagonista di riuscire a fare proprie in poche ore - ogni mattina - emozioni, passioni, frustrazioni e paure: una vita, in definitiva, non vissuta ma raccontata. Spunto interessante a livello intellettuale che resta confuso e disperso nei vari approcci e punti di vista e affidato alle forzature di uno sviluppo troppo incredibile, oltre che prevedibile nella sua conclusione.

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