Lo spazio bianco

Lo Spazio Bianco - Locandina

Maria aspetta una bambina, non è più incinta ma aspetta lo stesso. Aspetta che sua figlia nasca, o muoia. E se c'è una cosa che Maria non sa fare è aspettare. È per questo che i tre mesi che deve affrontare, sola, nell'attesa che sua figlia Irene esca dall'incubatrice, la colgono impreparata. Abituata a fare affidamento esclusivamente sulle proprie forze e a decidere con piena autonomia della propria vita, Maria si costringe a un'apnea passiva che esclude il mondo intero, si imprigiona nello spazio bianco dell'attesa. Ma questo sforzo di isolamento doloroso consuma anche l'ultimo filo di energia a disposizione: la bolla di solitudine in cui Maria si è rinchiusa è messa a dura prova e alla fine esplode. È necessario che Maria salvi se stessa per riuscire a salvare la bambina.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Lo spazio bianco
GENERE
NAZIONE
Italia
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
01 distribuzione
DURATA
96 min.
USCITA CINEMA
16/10/2009
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2009
Tratto dall'omonimo libro di Valeria Parrella, "Lo spazio bianco" è la storia di una circa quarantenne single a cui nasce una figlia prematura (6 mesi). Il tempo della narrazione parte indicativamente dal momento del parto per finire con l'esito della gestazione dell'incubatrice: la neonata sopravvive o decede?
Un punto di partenza e uno di epilogo ben delineati, perfetti per racchiudere qualsiasi tipo di racconto.

Protagonista è, logicamente, la mamma (interpretata da Margherita Buy). Come cambia la sua vita nel frattempo? Come la maternità si inserisce nei suoi pensieri e nelle sue relazioni sentimentali? Come si reagisce ad una situazione di così intensa emotività, oltretutto senza un compagno con cui condividere il tutto?

Sicuramente è su queste domande che Francesca Comencini, regista e cosceneggiatrice (assieme a Federica Pontremoli) del film, cerca di indagare. Questioni interessanti, ricche di spunti e carica drammatica che purtroppo, però, rimangono tali. In "Lo spazio bianco" non si percepisce nessun tipo di sviluppo narrativo che non sia il progressivo vivere della bambina, i suoi problemi di salute, la possibilità che non riesca a respirare dall'ottavo mese in poi. E' questo l'unica ragione di tensione di una pellicola che non scava nel personaggio della mamma, lasciandola identica dall'inizio alla fine. Non basta una chiaccherata sfogo in cui si enuncia tutte le cose che farà con la bambina in futuro semmai dovesse vivere per marcare una rottura con il passato (anche perché fin dall'inizio sembra che lei voglia la gravidanza). La solidarietà tra mamme è tanto giusta, quanto semplicemente accennata. Alcuni personaggi di contorno sembrano poi essere buttati nel mucchio senza che aggiungano qualche valore alla narrazione che non sia cavalcare quel sentimento radical chic che spesso si insinua in film italiani spesso buoni, ma comunque penalizzati dall'ambizione di voler dire sempre di tutto e tutti . Dal magistrato (che ricorda la Boccassini) a cui viene levato ingiustamente un imprecisato caso di camorra, ai poliziotti che vogliono entrare in sala operatoria perché c'è stato un aborto troppo in ritardo per la legge: idee buttate lì senza nessun approfondimento, così come appare tragica la scelta del finale.

Si poteva chiudere sullo spazio bianco del titolo, si è deciso di mostrare se la bambina alla fine ce l'avesse fatta o no. Qualsiasi delle due scelte è sbagliata: non veicola nessun significato, si tratta di una decisione di sceneggiatura totalmente avulsa dal senso del film. Il cast non aiuta. Il film comunque si segue, la regia della Comenicini è fluida così come appaiono funzionali alcuni utilizzi della colonna sonora (non nel finale però), ma ciò non basta. Peccato.