
Dieci ruoli interpretati dalle star nei loro giorni più bui

I ruoli interpretati dagli attori in momenti problematici: Keanu Reeves - Speed
Hai trent'anni, stai interpretando il ruolo che ti consacrerà a star. Ma poi vieni a sapere che il tuo migliore amico è morto di overdose. E' successo a Keanu Reeves sul set di Speed, quando gli è stato comunicato che River Phoenix, grande promessa del cinema americano e suo caro amico da anni, era scomparso tragicamente. Phoenix aveva sviluppato una dipendenza dagli stupefacenti sul set di Belli e dannati di Gus Van Sant, ruolo che Reeves stesso lo aveva spinto ad accettare. La produzione di Speed fu messa in pausa per alcuni giorni, ma fu poi ripresa e Reeves, da grande professionista, portò a termine la lavorazione. E troupe e cast gli lasciarono parecchio spazio di manovra per venire a patti con una perdita così tragica.
Questo è solo uno dei casi in cui attori e attrici hanno dovuto continuare a lavorare nonostante fossero in condizioni di sofferenza per malattie, fisiche o mentali, problemi personali o dipendenze. Vediamo i più eclatanti.
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Martin Sheen - Apocalypse Now
Martin Sheen aveva già i suoi problemi quando arrivò nelle Filippine per sostituire Harvey Keitel sul set di Apocalypse Now. Uno dei set più problematici della storia del cinema, con un regista, Francis Ford Coppola, che non esitava a spingersi fino al limite dell'abuso fisico per ottenere il massimo dai suoi attori. Sheen fu tenuto ubriaco per due giorni, per girare la scena ambientata nell'hotel di Saigon. Durante la lavorazione, Sheen soffrì un attacco cardiaco e un esaurimento nervoso, e nel corso di una pausa dalle riprese, ammise a un gruppo di amici che non sapeva se sarebbe sopravvissuto fino alla fine.

Humphrey Bogart - Il colosso d'argilla
Per Humphrey Bogart, Il colosso d'argilla (1957) fu l'ultimo film di una carriera leggendaria, spezzata in anticipo da un cancro alla gola. "Bogie" lo girò quando era già malato terminale. Rod Steiger ricordava che il collega una volta gli aveva detto: "Vogliono rigirare alcuni primi piani perché i miei occhi erano troppo umidi". Solo dopo aver appreso della morte di Bogart, Steiger capì che gli occhi dell'attore erano umidi per via della sua indicibile sofferenza.

John Cazale - Il cacciatore
Come nel caso di Bogart, anche John Cazale soffriva degli ultimi stadi di un cancro ai polmoni durante le riprese de Il cacciatore. Michael Cimino lo sapeva, eppure si rifiutò di scritturare un altro attore nonostante l'insistenza dello Studio. Scelse invece di riorganizzare le riprese in modo da far girare a Cazale tutte le sue scene per prime. L'attore morì poco dopo, a 42 anni, prima che le riprese del film fossero finite.

Devon Murray - Harry Potter
L'attore irlandese Devon Murray (nella foto, al centro della prima fila accanto a Rupert Grint) aveva undici anni quando fu scritturato nel ruolo di Seamus Finnegan nella saga di Harry Potter. Ruolo che lo costrinse a vivere lontano da casa per anni, ed essendo lui molto legato al padre, ciò lo fece soffrire parecchio. Al punto da portarlo alla depressione e a un tentativo di suicidio nel 2016. Dopo il quale ha finalmente cercato aiuto.

Judy Garland - Il mago di Oz
Nella vita, Judy Garland ne ha passate di cotte e di crude. Il trattamento che la MGM riservava a lei e ad altri giovani attori e attrici era davvero crudele. La Garland veniva costretta ad assumere pillole dietetiche per mantenere la sua forma fisica, e sul set de Il mago di Oz (quando aveva sedici anni e ne doveva dimostrare dodici) fu costretta a indossare un corpetto strettissimo. Fu anche molestata da alcuni attori che interpretavano i Munchkin e, a quanto si dice, il mega-produttore Louis B. Mayer insisteva che, ad ogni meeting della produzione, lei si sedesse sulle sue ginocchia, e procedeva poi a palparle i seni. Altri tempi, per fortuna. Ma lei non si sarebbe mai ripresa da un'adolescenza così traumatica, e nel 1969 morì a 47 anni per un'overdose di barbiturici.

Trey Parker e Matt Stone - Team America
L'esperienza sul set di Team America fu talmente dura per gli autori di South Park, Trey Parker e Matt Stone, che il secondo giurò che non avrebbe mai più diretto un film con le marionette o in coppia con Parker, nonostante i due siano rimasti amici. Le difficoltà nel lavorare con le marionette causarono un ritardo nella lavorazione e spinsero gli autori a lavorare anche per venti ore filate. Stone definì la lavorazione di Team America "il periodo peggiore della mia vita".

Robin Williams - 90 minuti a New York
Prima di togliersi tragicamente la vita nel 2014, Robin Williams aveva recitato la parte di un malato terminale nella commedia nera 90 minuti a New York. Il film racconta di un uomo con problemi nella gestione della rabbia che scopre di avere novanta minuti da vivere a causa di un aneurisma. John Bailey, direttore della fotografia del film, ricorda che rimase sconvolto girando un monolgo dell'attore, incentrato sulle ingiustizie della vita. Bailey lo considera una delle rare occhiate nel profondo dell'anima tormentata di Williams, un uomo altrimenti molto riservato.

Reid Ewing - Modern Family
Reid Ewing, l'attore che interpreta Dylan in Modern Family, ha rivelato di aver sofferto di una condizione nota come dismorfofobia, che porta il paziente a vedere la propria immagine riflessa come deforme e "sbagliata". L'attore si è così sottoposto, negli anni, a diverse sedute di chirurgia estetica, prima di trovare un altro genere di aiuto (psichiatrico). Durante questo periodo, Ewing, che ha sofferto anche di depressione, non smise mai di lavorare sodo sul set di Modern Family, arrivando anche a programmare la chirurgia in modo tale da non rendere troppo evidenti i suoi cambiamenti fisici.

Elizabeth Hartman - Incontro al Central Park
Elizabeth Hartman aveva solo 21 anni quando ottenne una nomination all'Oscar per il suo debutto al cinema, Incontro al Central Park, dove recitò accanto al grande Sidney Poitier. Quello che avrebbe potuto essere l'inizio di una grande carriera fu solamente il primo segnale di una difficoltà nella gestione dei rapporti umani che condusse l'attrice al suicidio nel 1987. La Hartman soffriva di ansia e paranoia e, pian piano, le offerte di lavoro andarono ad assottigliarsi. Nel 1982 tentò di tornare sulle scene dando la voce alla protagonista di Brisby e il segreto di Nimh, ma era già troppo tardi.