

Exit Through The Gift Shop
Il Film racconta come un eccentrico guardiano di un negozio francese e regista amatoriale, si trasforma in documentarista per conoscere l'artista inglese Banksy.

di Andrea d'Addio
Nessuno lo vede, o meglio, nessuno di quelli che lo ha visto, ha la
possibilità di capire di chi si tratta (escludiamo amici, familiari e
collaboratori). Parliamo di Banksy, il più famoso street artist
di questi anni, autore dissacrante capace, con un semplice disegno, un
gesto, un adesivo, di sintetizzare pensieri e suggestioni che la
cronaca quotidiana ci offre continuamente davanti gli occhi. Dubitiamo
che il successo di Banksy risieda, come alcuni suoi detrattori
sostengono, dal fatto di non voler mai apparire in pubblico, ma è
indubbio che lui stesso giochi parecchio su questo elemento da
marketing virale.
Neanche al Festival di Berlino dove ha presentato il suo primo film da regista, "Exit through the gift shop" si
è presentato (possibile che fosse in mezzo agli spettatori senza dire
nulla). Nessuna intervista, nessuna conferenza stampa. Solo un video
messaggio con la voce camuffata con cui introduce il suo film "senza
sceneggiatura". Banksy però
mente. Il suo film infatti, seppur è un documentario che ha molto
materiale improvvisato, una sceneggiatura ce l'ha eccome. Ed è di tutto
rispetto.
Si parla di street art e lo si fa partendo dalla figura di Thierry Guetta,
un videoamatore francese che per anni ha documentato, semplicemente per
passione il lavoro notturno dei più importanti graffittari del mondo.
Tra di loro anche Banksy che, però, è solo uno dei tanti personaggi
incontrati per strada (anche se il più celebre).
Guetta è un personaggio davvero ai limiti: ingenuamente buffo, buono
quanto sgraziato e senza gusto, sveglio tanto quanto rozzo. Di certo
uno testardo. La sua storia non ve la vogliamo anticipare perché lo
scoprire chi è, cosa fa oggi e, soprattutto, con quali risultati è una
vera e propria svolta narrativa del film di Banksy. Il tutto è narrato
con uno stile scanzonato, ironico, davvero uno spasso. Nessuna
autocelebrazione (per quanto Banksy un
po' faccia capire di sentirsela calda), né condanna (se non ironica)
verso Guetta, ma solo tanta sorpresa per una vicenda che aveva tutto
per diventare un film e così, del resto, è stato.
Il materiale d'archivio è di primo ordine, la fonte è lo stesso Guetta.
Un uomo che, una volta conosciuto, non può cadere nel dimenticatoio dei
volti visti e poi messi da parte. Viva Mr Brainwash!