LA TEORIA DEL TUTTO VINCE DUE GOLDEN GLOBE.
Prima de La teoria del tutto c'era Hawking. Prima di Eddie Redmayne, vincitore del Golden Globe per il ruolo di Stephen Hawking, c'era Benedict Cumberbatch. L'anno il 2004, un'epoca in cui Cumberbatch non era ancora uno degli attori più richiesti in circolazione. Eddie e Benedict sono vecchi amici e hanno anche recitato insieme in L'altra donna del re, ma non avrebbero mai immaginato di interpretare, a distanza di un decennio, lo stesso ruolo. Eppure, per quanto La teoria del tutto e Hawking si concentrino sullo stesso personaggio storico, i due risultati non potrebbero essere più diversi.
Hawking è un film per la TV prodotto dalla BBC nel 2004 e in un'ora e mezza condensa gli anni formativi di Stephen Hawking a cui La teoria del tutto dedica solo la prima parte. Hawking si conclude quando lo scienziato presenta la sua tesi di laurea sull'origine del cosmo. I tratti in comune con La teoria del tutto, ovviamente, non mancano: la personalità di Hawking, spesso tendente a dimostrazioni teatrali della propria superiorità intellettiva, il rapporto con Jane, che decide di sposarlo nonostante la diagnosi. E poi, ovviamente, la malattia, che qui però è mostrata solo nelle primissime fasi. Cumberbatch, perciò, non arriva agli estremi cui si sarebbe sottoposto, dieci anni dopo, Redmayne: lo vediamo al massimo zoppicare e iniziare a mostrare fatica nel parlare.
Una delle differenze più marcate tra i due film è forse proprio l'attenzione ai dettagli medici: La teoria del tutto tende a non spiegare come mai Hawking sia sopravvissuto fino ad oggi nonostante la diagnosi originale gli desse due anni di vita. Il film di James Marsh è concentrato sul rapporto tra Stephen e Jane e sulle loro visioni opposte della vita – l'ateo e la credente. Hawking, invece, è principalmente un film sulla scienza, e questo si riflette fino ai dettagli: dunque ci viene mostrato Stephen all'ospedale, durante l'esame al midollo spinale, e poi ci viene brevemente spiegata la “cura” somministratagli dal padre, un medico che non voleva sottostare alle previsioni deprimenti dei suoi colleghi.
E a proposito di scienza: Hawking si concentra soprattutto sulla “faida” tra Stephen e Fred Hoyle, professore di Cambridge e principale sostenitore della teoria del “Regime stazionario”, secondo cui l'Universo non è mai nato, ma è sempre esistito ed esisterà sempre. In parallelo viene ricostruita un'intervista ad Arno Penzias e Robert Wilson (Michael Brandon e Tom Hodgkins), scienziati americani vincitori del Nobel nel 1978 per aver scoperto la radiazione residua del Big Bang sotto forma di segnale radio dallo spazio. La prova definitiva a supporto della teoria di Stephen Hawking, contrastante con quella di Hoyle: l'Universo è nato eccome, così come è nato il Tempo (inscindibile dallo Spazio).
Il ruolo di Penzias e Wilson è anche quello di mostrarci, per contrasto, come la scoperta scientifica possa assumere forme diverse: da un lato, Penzias, riferendosi alla lunga ricerca operata con i radio-telescopi per escludere che il rumore della radiazione cosmica di fondo fosse da attribuire ad altre fonti, sottolinea che “La scienza è un lavoro lento. Raramente è fatta di momenti Eureka in bagno”. Dall'altro, Hawking è protagonista di uno di questi “momenti Eureka” quando dimostra a Penrose che, forse, all'origine dell'Universo ci fu proprio una singolarità.
L'interpretazione di Cumberbatch è misurata come la scrittura di Peter Moffat. Hawking è decisamente un prodotto di matrice televisiva, ma sa incanalare in appena novanta minuti la forza del genio di Stephen Hawking.
Per saperne di più:
La nostra video-intervista a Eddie Redmayne
La nostra intervista a James Marsh
Turismo.it: Cambridge, la città di Stephen Hawking
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12.01.2015 - Autore: Marco Triolo