La teoria del tutto
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Il regista di La teoria del tutto: “Così ho emozionato Stephen Hawking”

James Marsh racconta una diffidenza iniziale dell'astrofisico che presto ha lasciato il posto alle emozioni

12.01.2015 - Autore: Pierpaolo Festa
Ottenere la benedizione di Stephen Hawking non vuol dire necessariamente avere tutto il suo entusiasmo a disposizione. Parola di James Marsh, regista de La teoria del tutto: “Ci ha dato il suo ok al film. Non ha obiettato. Inizialmente però non era nemmeno entusiasta”. Questo almeno fino al momento in cui l'astrofisico si è presentato sul set in piena notte: “Stavamo girando la scena del ballo e d'un tratto è arrivato Stephen – racconta Marsh - In quel momento sembrava come se fosse atterrata un'astronave: C'erano cinque persone con lui e la sua sedia a rotelle era piena di luci. Era un'atmosfera misteriosa”. 


LA TEORIA DEL TUTTO VINCE DUE GOLDEN GLOBE
 
Quella volta ha mostrato entusiasmo? 
Di sicuro è stato un grande momento per Eddie Redmayne e Felicity Jones che erano impegnati in quella scena da almeno due giorni. Sono certo che a Stephen sia piaciuto il set perché poi è tornato anche in occasione dell'ultimo ciak. E' venuto durante il montaggio. E poi, finalmente, gli abbiamo mostrato il film. Quello è stato il momento più preoccupante per me!
 
Qual è stata la prima cosa che Hawking le ha detto dopo la proiezione? 
Mi ha detto: “Quello che ho visto nel tuo film è la verità”. Dopodiché mi ha scritto una mail in cui mi diceva che guardare il film è stato come riguardare se stesso. Questo è stato il complimento più grande che ha fatto al nostro Eddie Redmayne. Alla fine Stephen era così contento per il film che si è offerto di prestare la sua voce per il finale. Un cambiamento dell'ultimo minuto. 
 
Immagino che avere a che fare con un biopic incentrato su una figura geniale come Hawking possa essere tanto interessante per un regista quanto preoccupante prima di girare...
Proprio così. La verità è che non ero sicuro di poter dirigere il film. Leggendo il copione, però, mi sono reso conto che non si trattava del solito biopic, piuttosto della storia del suo primo matrimonio. Una storia molto coinvolgente che non conoscevo affatto. Quando ho messo giù la sceneggiatura, ero in preda a tante emozioni legate proprio alla complessità della storia: quella di una relazione, di un matrimonio che affronta ogni tipo di pressioni esterne. Una storia che coinvolge altri personaggi che arrivano con le migliori intenzioni per aiutare la coppia, ma che finiscono per creare un dramma ulteriore. 

Quanto è stato difficile trovare il volto giusto per il ruolo di Hawking? 
Era chiaro che ci serviva un attore britannico. Eddie Redmayne mi ha convinto subito. Era la mia scelta personale: è stato il primo che abbiamo incontrato e già da quell'incontro mi ha mostrato di avere talento e forza per il ruolo. In quanto a Felicity Jones, conoscevo il suo lavoro e mi intrigava. È stato facile convincere i produttori ad ingaggiarla: lei è semplicemente un'attrice coraggiosa. 
 
Che intende quando si riferisce alla “forza di Eddie Redmayne”?
Che sapeva che avrebbe passato mesi e mesi alle prese con una grande sfida fisica che richiedeva altrettanta preparazione psicologica. Non ha esitato. Anzi, il suo lavoro di ricerca ci ha aiutato a capire meglio la malattia del protagonista, una terribile situazione che lo colpisce in maniera progressiva, non in un solo colpo. La sua performance, però, è tanto fisica quanto emotiva. Eddie ha protetto la personalità di Stephen, mantenendo il suo aspetto umoristico, a tratti dispettoso, e sempre pieno di passione.  
 
La teoria del tutto, in uscita dal 15 gennaio, è distribuito dalla Universal