Alessandro Genovesi inaugura la sezione Gala e prova a innovare il modello tradizionale della commedia natalizia con un film dall’impianto fortemente teatrale.Tutta la pellicola è girata all’interno del teatro 8 di Cinecittà, trasformato per l’occasione in un condominio stralunato. All'interno di esso, alcuni abitanti disadattati affrontano una serie di imprevisti alle soglie del tradizionale Capodanno.
Ulteriore protagonista è invece la neve. Quest'ultima, che cade incessante per circa un’ora e mezzo di durata della pellicola, provoca due rapporti di causa e effetto che caratterizzano con pigra originalità il contesto del film. Per prima cosa, il fenomeno metereologico crea un disorientamento ambientale che ha l'immediato effetto di far perdere ogni riferimento di luogo, di spazio e di tempo. In seconda battuta, l'aria surreale che la neve produce, intrappola i caratteri in un’atmosfera immobile. È una buona scusa per la trama, che riesce così a forzare le numerose gag dei personaggi senza preoccuparsi eccessivamente di rispettare qualunque principio di coerenza con la realtà. A uscire rafforzati dall'atmosfera claustrofobica, sono poi due dei punti fermi di questo tipo di commedie dalla serialità conclamata; l’affidabilità dei caratteri in scena e la certezza di potersi appellare all’affezione del pubblico nei confronti dei comici molto noti. Oltre ciò, Soap Opera non regala particolari guizzi di originalità.
Ulteriore protagonista è invece la neve. Quest'ultima, che cade incessante per circa un’ora e mezzo di durata della pellicola, provoca due rapporti di causa e effetto che caratterizzano con pigra originalità il contesto del film. Per prima cosa, il fenomeno metereologico crea un disorientamento ambientale che ha l'immediato effetto di far perdere ogni riferimento di luogo, di spazio e di tempo. In seconda battuta, l'aria surreale che la neve produce, intrappola i caratteri in un’atmosfera immobile. È una buona scusa per la trama, che riesce così a forzare le numerose gag dei personaggi senza preoccuparsi eccessivamente di rispettare qualunque principio di coerenza con la realtà. A uscire rafforzati dall'atmosfera claustrofobica, sono poi due dei punti fermi di questo tipo di commedie dalla serialità conclamata; l’affidabilità dei caratteri in scena e la certezza di potersi appellare all’affezione del pubblico nei confronti dei comici molto noti. Oltre ciò, Soap Opera non regala particolari guizzi di originalità.
Puntuale come il panettone durante la cena del 24 dicembre, ritroviamo Fabio De Luigi nei panni del tipico imbranato, Chiara Francini, nelle vesti della la frizzante toscanaccia mangiatrice di uomini e il duo satirico di Ale e Franz, alle prese con il consueto cinismo malinconico. Diego Abatantuono, al contrario, è l'autore di un’interpretazione sorniona e a tratti originale. Tuttavia, complice il caldo africano che avvolge in questi giorni la città eterna e che certamente non aiuta lo spettatore a sintonizzarsi sullo stato d’animo indolente tipico delle feste, è davvero difficile far risultare credibile una storia dall’intreccio masticato, dagli stereotipi inossidabili e dall’animo rarefatto tipicamente natalizio.