Festiva di Cannes 2014
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Rohrwacher vince a Cannes. Jane Campion: “Ho adorato il film”

La giuria guidata dalla regista neozelandese commenta i premi: “Le meraviglie, un film poetico e sofisticato”

24.05.2014 - Autore: Pierpaolo Festa, da Cannes
Il giorno in cui Jane Campion ha ereditato la guida della giuria di Cannes da Steven Spielberg è stato quello in cui su tutti i media del mondo sono apparse espressioni come “woman power” o “festival rivolto al femminile” e infiniti derivati che cercavano di etichettare a priori il sessantasettesimo festival sulla Croisette. Adesso la regista neozelandese arriva sul podio in occasione del discorso finale del suo Festival e, supportata da una giuria che ha lavorato con lei per dodici giorni, non vede l'ora di mettere in chiaro come stanno veramente le cose: “Non abbiamo mai parlato del sesso del regista. Abbiamo giudicato i film su basi uguali e personalmente ho cercato di lasciarmi andare e sentirmi all'interno di tutti quei film”.

Jane Campion
 
Una di queste esperienze “extracorporee” la Campion la ha provata proprio guardando Le meraviglie di Alice Rohrwacher, appena premiato con il Grand Prix: “E' un film che mi ha molto toccata – afferma - Abbiamo adorato la protagonista della storia perché ha interpretato un personaggio vivo, vero. Direi che Le meraviglie mi è rimasto incollato addosso, mi sono trovata dentro il film, colpita dalle immagini e da questa storia sofisticata. Ti bastano pochi minuti per capire quanto quello che vedi nel film sia un ricordo personale”. 
 
Sofia Coppola, membro della giuria, prende parola e definisce il film della Rohrwacher: “Poetico e commovente”. Ma è Nicolas Winding Refn - il regista di Drive che in giuria ha la funzione di braccio destro della Campion - a dichiarare: “Le meraviglie mi ha fatto piangere. Mi sono ritrovato in lacrime alla fine del film. È stata una reazione naturale nei confronti di qualcosa di troppo profondo che non riuscivo a capire pienamente. Un film bellissimo, un viaggio in un altro mondo. Mi ha rapito. Dovreste vederlo di nuovo”. 

Nicolas Winding Refn
 
Refn tira le somme sulla sua esperienza da giurato a Cannes parlando di “momento cinematografico importante, quello in cui abbiamo visto il cinema del futuro. Sarà proprio così. Per questo i film di Cannes 67 sono stati tutti estremi”. Soltanto ventiquattro ore prima Tarantino dichiarava dallo stesso microfono che “il cinema è morto”. Adesso Refn lo smentisce: “Prendete un film come Mommy. Rappresenta esattamente la rivoluzione tecnologica che stiamo vivendo. Quella che ci permette di fare film con qualsiasi mezzo digitale. Adesso non c'è più nessuna scusa: il cinema non è un'arte elitaria. Possono farlo tutti”. Da lì a qualche minuto su quel palco salirà Xavier Dolan, consacrato da questa giuria come più celebre regista venticinquenne al mondo: “Mi hanno premiato ex aequo con il film di Godard – dice il ragazzo – All'epoca Godard ha reinventato il cinema. Credo che in questo momento quest'arte stia virando di nuovo e sono onorato di essere coinvolto direttamente in questa virata”. 

Xavier Dolan
 
Cannes 67 chiude i battenti con un palmares che esclude scandalosamente il capolavoro dei Dardenne sulla solidarietà al tempo della crisi in Europa, eppure si intuisce vivamente che le parole di Refn e Dolan siano più che mai vere: la Croisette è il luogo dove pompa la vera forza del cinema. Passare dodici giorni in questi luoghi, scremando glamour, esibizionismo e feste alle quali intrufolarsi, vuol dire stare in prima linea all'interno del cuore della settima arte. Questa volta con il faccione affascinante di Marcello Mastroianni che nemmeno per un secondo ha smesso di dominare l'intera kermesse.



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