NOTIZIE

Wimbledon

Dopo il folgorante "Riccardo III" Richard Loncraine torna con una commedia sentimentale ambientata nel mondo del tennis con Paul Bettany e Kirtsen Dunst

WIMBLEDON

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
regia di Richard Loncraine;
con Paul Bettany, Kirtsen Dunst, Sam Neill, Bernard Hill.

Il tennista inglese Peter Colt (Paul Bettany) ha avuto i suoi momenti di gloria, ma a trentuno anni è scivolato al numero 119 de mondo - dopo essere stato in passato anche numero 11 - e non ha molto più da chiedere allo sport che ama; Peter ha infatti deciso di partecipare al prestigioso torneo di Wimbledon e poi annunciare il suo ritiro dalle competizioni, per mettersi a fare il maestro di tennis in un prestigioso club. Proprio a Wimbledon però conosce accidentalmente la rampante ed agguerrita Lizze Bradbury (Kirsten Dunst), giovane promessa americana venuta in Inghilterra per stracciare tutte le avversarie e conquistare il trofeo. Tra i due nasce un’inaspettata storia d’amore, complicata soprattutto dal padre di lei, Dennis (Sam Neill), che vuole che la figlia sia concentrata solo sul gioco. Da questo legame Peter sembra trovare nuova linfa, ed inizia a vincere le prime partite del torneo, mentre Lizze sembra invece essere distratta dalla relazione…

Dopo il folgorante “Riccardo III” (Richard III, 1996) che aveva imposto sia il regista che il magnifico protagonista Ian McKellen all’attenzione del pubblico internazionale, Richard Loncraine sembra aver decisamente perso la vena artistica; adesso ci riprova con questo filettino sportivo molto “british style”, ma il risultato appare piuttosto deludente. L’autore affida l’intera operazione alla simpatia ed allo charme del suo protagonista, Paul Bettany, che si destreggia con consumata perizia tra le pieghe di un ruolo tagliato su misura per lui; questo Peter Colt gentile e sornione risulta immediatamente essere un personaggio adatto alle sue corde, e l’attore lo riempie con una performance del tutto convincente. Accanto a lui una Kirsten Dunst sempre bellissima, ma che ancora non da del tutto l’impressione di essere definitivamente sbocciata come attrice. Quello che per nulla convince di “Wimbledon” è prima di tutto lo sviluppo drammaticamente prevedibile di una commedia romantica incapace di sollevarsi dalla soglia della banalità. Costruzione della vicenda, progressione psicologica dei caratteri, sviluppo degli snodi narrativi della sceneggiatura: tutte queste componenti vengono riproposte con una mancanza di originalità disarmante, e non permettono alla fine di entrare emotivamente dentro il film. A livello estetico, Loncraine costruisce poi un’opera visivamente mediocre, non sfruttando in nessun modo le potenzialità di un grande direttore della fotografia come Darius Khondji – “Seven” (id., 1995). Neppure l’emozione sportiva delle partite d tennis viene in aiuto al film, soprattutto per il fatto che molti scambi sono stati (malamente) ricostruiti grazie al supporto degli effetti speciali digitali. Insomma, “Wimbledon” non riesce di certo ad elevare i risultati di un genere come il cinema sportivo che, a parte pochi preziosi esempi, non è mai riuscito veramente a decollare.

FILM E PERSONE