Nel caldo di un’acciaieria, un martello batte ripetutamente su un pezzo di ferro colpendolo sempre più forte; a impugnarlo vediamo di spalle una montagna di muscoli. Quello è proprio John Rambo in piena fase creativa mentre costruisce il suo nuovissimo machete.
Vent’anni dopo la sua ultima avventura in Afganistan: l’ex veterano del Vietnam si è ritirato in Tailandia, dove conduce una vita solitaria e si guadagna da vivere come guida sul fiume Salween, al confine con la Birmania. Tra le sue passioni c’è anche quella di catturare i cobra per rivenderne la pelle al mercato nero.
Il guerriero ha forse ritrovato la pace tanto cercata, appendendo al chiodo il bazooka e l’amata fascia, ma si tratterà della quiete prima della tempesta.
La situazione degenererà quando il nostro accompagnerà alcuni missionari alle porte della Birmania: un gruppo di medici che porta con sé farmaci per le vittime della guerra civile tra l’esercito e la tribù dei Karen.
Due settimane dopo, quando questi non faranno ritorno dall’inferno birmano, Rambo deciderà di inguainare nuovamente il coltellaccio e mettersi a capo di una squadra di mercenari per un’operazione di salvataggio.
Un guerriero sa sempre quando deve agire e, proprio come Rambo, Sly ha trovato il momento giusto per riportare sul grande schermo le icone di un tempo. A differenza dei vari Bruce Willis, troppo stanchi nel ricoprire i ruoli che li resero celebri, Stallone agisce guidato dall’amore per i suoi personaggi.
Sin dalle prime immagini pubblicate su internet, Sly dimostra che non si tratta di uno scherzo. L’attore punta sul massimo della violenza: sbudellamenti, decapitazioni e bagni di sangue per la quarta avventura di questo eroe che non è mai stato così tanto in collera.
Attualmente in fase di post-produzione il quarto Rambo cambia continuamente titolo: fino a qualche mese fa era conosciuto come “John Rambo”, successivamente è diventato “Rambo: all’inferno e ritorno” e adesso, in una baraonda di dubbi, Stallone ha semplicemente lasciato il nome “Rambo”, senza alcun numero o sottotitolo.
“A differenza di Rocky, Rambo non è un atleta che dovrà ritirarsi, per questo non voglio chiudere la saga” – ha dichiarato Stallone.
Se il film avrà successo al botteghino, avremo probabilmente una quinta avventura: certamente il pubblico arriverà nelle sale, anche perché Stallone cavalca un tema più che mai attuale come quello della tragedia birmana.
Premiamo il sincero Sly per aver ritrovato il coraggio di una volta e sfidato tutti i pregiudizi della gente che lo aspettava al varco e che si è ricreduta. Diversamente da altri suoi colleghi che sono ricorsi a un aiuto esterno per resuscitare sullo schermo, Stallone ha fatto tutto da sé con i personaggi da lui creati trent’anni fa.
In attesa di trovare i finanziamenti per l’annunciata biografia cinematografica di Edgar Allan Poe che lui stesso ha scritto, ritroveremo Stallone davanti e dietro la macchina da presa in una nuova versione de “Il giustiziere della notte”, dove ricoprirà il ruolo che fu di Charles Bronson.
L’appuntamento con “Rambo”, armato fino ai denti e arrabbiatissimo, è fissato per l’inverno 2008.


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Vivi per niente o muori per qualcosa...
A 61 anni è ancora muscoloso e gigantesco: il buon vecchio Sly Stallone completa il suo quarto personale Rambo. Meglio non farlo arrabbiare!

11.11.2007 - Autore: P.Dolce