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Sin City: una donna per cui uccidere - La nostra recensione

Nel sequel del fumetto impossibile di Frank Miller molti i ritorni, ma poca la sostanza

04.10.2014 - Autore: Mattia Pasquini, da New York
Difficile sbagliare con una operazione come quella di Sin City - Una donna per cui uccidere, capitolo secondo del film del 2005 diretto da Robert Rodríguez, Frank Miller e Quentin Tarantino (come special guest). La particolarissima estetica scelta (paradossalmente proprio perche' non se ne potesse trarre un film) dal disegnatore cui dobbiamo il Cavaliere Oscuro e' di per se' un timbro di unicita' che conferisce carisma e fascino a un noir ricco di star importanti. Come era stato gia' per il Sin City originario.

Un riferimento necessario, ma anche arma a doppio taglio per Rodriguez & friends… Indispensabile non allontanarsi da quel percorso e impossibile non continuare il racconto, sfruttando la storia del secondo volume della graphic novel, svolta pero' prima degli eventi narrati in 'Un duro addio'. A questo si aggiunga un pizzico di furberia nel non tentare di realizzare un sequel vero e proprio di quanto visto ormai quasi dieci anni fa affidandosi invece a una prosecuzione narrativa in stile perfettamente fumettistico.



Nel 2005 le storie accorpate erano quattro (dalla 'cornice' con Josh Harnett, al 'Bastardo Giallo' di Bruce Willis e Nick Stahl e 'Un'abbuffata di morte' col Dwight di Clive Owen, fino al 'Duro addio' dominato dal Marv di Mickey Rourke), come anche questa volta (Una Donna Per Cui Uccidere, Solo un altro sabato sera, Quella lunga, brutta notte, La grossa sconfitta), ma decisamente orchestrate meglio

Si rimpiange presto infatti il maggior equilibrio del precedente, anche nell'utilizzo delle risorse (leggi: star) a disposizione, ma il demerito va ascritto in egual maniera alla scelta delle storie intrecciate e alla maniera di farlo, soprattutto per l'evidente necessita' di mostrare in scena (spesso grazie alla comune location dello Strip Bar dove tutto si intreccia) alcune delle icone imprescindibili per il pubblico. E tutto sommato e' un bel vedere (pur invecchiati) Willis in versione spettro e Rourke coperto di trucco. Molto piu' di una pur adorabile Jessica Alba, la cui Nancy - spacciata per una dei personaggi di spicco - va bene giusto per la vetrina, e degli interpreti principali della storia centrale: Josh Brolin e Eva Green.



Il paragone (per quanto Brolin sia un feticcio anche nostro) con il Dwight di Clive Owen e' impietoso, forse anche per la debolezza del coro femminile di Old Town, ridotto a una mera apparizione in una saga che alle donne non ha riservato poi molta profondita', a parte quella concessa dalle ombre piu' sexy mai viste su uno schermo… Ma in generale il film tutto sembra aver perduto in profondita' e tensione, dai dialoghi, alla caratterizzazione dei personaggi e alla costruzione delle scene, spesso ferme al tentativo di ripetere il contrasto che fu. Quella rudezza, quella bipolarita' etica e cromatica, qui acquista sfumature che non le giovano, e riduce a vignette molte delle inquadrature.

Resta il piacere di alcuni momenti - carrellate cittadine, corse futuriste ed Eva Green in piscina - piu' che degli scontri fisici - con il Manute di Dennis Haysbert (chiamato a sostiture il compianto Michael Clarke Duncan) per esempio - e di un tocco di gore che non tutti apprezzeranno, anche se il taglio da giallo classico della storia non arriva a competere con il piu' duro, emozionante, sorprendete e psicopatico film che apri' quella che nella speranza di Frank Miller potrebbe diventare - non si sa come - una trilogia.


Sin City - Una donna per cui uccidere è distribuito da Lucky Red

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