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Upgrade, la nostra recensione dell'action fantascientifico dal creatore di Saw

Tra Venom e Terminator, un film che parla del superamento dei limiti umani tramite la tecnologia

Upgrade

23.11.2018 - Autore: Marco Triolo
È davvero curioso che un film come Upgrade esca adesso, a poco meno di due mesi dall'uscita di Venom. È curioso perché certe somiglianze sono innegabili, come il fatto che il protagonista venga potenziato da un'entità esterna (qui un'avanzata intelligenza artificiale) che parla nella sua testa. È soprattutto innegabile la somiglianza tra i protagonisti: Logan Marshall-Green è un sosia di Tom Hardy meno carismatico.
 
Upgrade è il secondo film da regista di Leigh Whannell, che insieme a James Wan ha dato vita alle saghe di Saw e Insidious. Il suo esordio alla regia è stato infatti Insidious 3 che, come Upgrade, era prodotto da Jason Blum, titano degli horror a basso budget. Nella produzione di Blum e della sua Blumhouse, dunque, Upgrade sembra un'eccezione alla regola, ma in realtà è stato prodotto con un budget dai 3 ai 5 milioni di dollari. Pare dunque più costoso di quello che è, e questo non può che essere un complimento.

 
La storia è quella di Grey Trace, un meccanico che, in un vicino futuro in cui le intelligenze artificiali sono sempre più diffuse nel quotidiano ed è persino possibile farsi potenziare da esse tramite impianti fisici, è rimasto “puro”. Non ha impianti, non ama i social, i computer, le automobili elettriche col pilota automatico. Ama la sua vecchia auto a benzina, ama lavorare con le mani. Un giorno, però, viene assalito mentre sta tornando a casa con la fidanzata da un gruppo di mercenari, che uccidono lei e lasciano lui tetraplegico. Entra in scena un giovane genio dell'informatica che propone a Grey di fare da cavia alla sperimentazione di STEM, un'avanzata intelligenza artificiale in grado di farlo camminare di nuovo. Ma STEM si rivela più potente del previsto e Grey decide di rompere il patto di segretezza e usarla per vendicarsi.
 
Una trama lineare e semplice, persino troppo: che alla fine ci sarà un ribaltamento lo si capisce da subito. Che un certo personaggio non sia quello che vuole fare credere è evidentissimo. Il plot, scritto dallo stesso Whannell, è insomma telefonato. A salvare il film c'è però il buon ritmo, unito a un look tirato a lucido che, come detto, fa sembrare il tutto più costoso di quello che è in realtà. Con pochi tocchi e pochissimi effetti digitali, Whannell sa rendere l'idea di un mondo futuro non troppo distante, un'estensione credibile di quello attuale. In fondo siamo già dei cyborg: abbiamo sempre lo smartphone a portata di mano per controllare qualsiasi cosa. Upgrade non fa altro che, appunto, “upgradare” questo concetto fondendo direttamente la coscienza umana con quella artificiale. E declinando il tutto secondo gli stilemi del cinema di supereroi.

Non manca una violenza decisamente sopra le righe e utilizzata con gusto in un paio di punti. Certo, Whannell forse abusa dei combattimenti alla Matrix, in particolare quel momento di Matrix in cui Neo impara a leggere il codice e a prevedere tutte le mosse dell'avversario. Qui Grey combatte sempre così. E, va detto, Marshall-Green non è proprio l'attore più versatile del mondo: la sua recitazione risulta abbastanza piatta e monotona. Ma è solo un piccolo glitch in un film che, pur non aspirando a niente di più che a del sano divertimento, e pur senza dire nulla di nuovo o particolarmente interessante sull'evoluzione della tecnologia (anzi abbracciando molte paure infondate a proposito di essa) fa il suo dovere con dignità. E soprattutto ci lascia con un finale inaspettato e coraggioso, un gancio allo stomaco che saprà farsi ricordare a lungo.
 
Upgrade è distribuito in Italia da Universal Pictures.