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Uno zoo in fuga

Allo zoo di New York tutti gli animali sono in fermento per il campionato di curling con le tartarughe mentre il giovane leone Ryan viene accidentalmente spedito in Africa...

Uno zoo in fuga

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
The Wild, usa, 2006.
Di Steve “Spaz” Williams;
voci italiane di Ricky Tognazzi, Luciana Littizzetto

Allo zoo di New York tutti gli animali sono in fermento per il campionato di curling con le tartarughe. Solo il giovane leone Ryan ha il morale tutt’altro che alle stelle: pur essendo arrivato all’età giusta, non ha ancora imparato a ruggire come il suo possente padre Samson. Agli occhi del figlio, il re dello zoo è un animale quasi mitico, che gli racconta in continuazione le sue imprese nella pericolosa Savana. Deluso da se stesso, e costretto a vivere all’ombra della figura paterna, Ryan viene accidentalmente rinchiuso in un container diretto in Africa. Tocca adesso al grande Samson andare a recuperare il figlioletto disperso nella giungla. Ad accompagnarlo una bizzarra ed improbabile pattuglia di animali scalmanati…

Difficile non rimanere sbigottiti di fronte a quest’ultimo film d’animazione fatto al computer e  targato Disney: delle difficoltà creative che la prestigiosa casa di produzione sta attraversando da tempo si sapeva, ma vederla addirittura sprovvista di idee e quindi “costretta” a  prendere spunto da prodotti altrui è a dir poco deprimente. Il lungometraggio in questione è ovviamente quel gioiellino della Dreamworks intitolato “Madagascar” (id., 2005), che da noi ha incassato circa 20 milioni di euro pur uscendo a settembre. Questo macilento “Uno zoo in fuga” sembra accostarcisi in maniera quasi pedissequa almeno nell’incipit, salvo poi inserire al proprio interno alcune tematiche sinceramente già sfruttate in opere precedenti (e recenti), come ad esempio le difficoltà del rapporto padre-figlio. Inizio del film è narrativamente fragilissimo, poco interessante nei personaggi e soprattutto quasi mai divertente. Decisamente meglio la seconda parte della vicenda, quando l’ambientazione si sposta nella selvaggia natura e l’azione aumenta il ritmo: ecco allora che l’humour inizia a pervadere i personaggi in scena, ed almeno la pochezza della storia viene parzialmente sollevata dalla simpatia degli animali.

Retorico e prevedibile nella storia e nello sviluppo dei personaggi, accurato nella confezione ma non molto di più, “Uno zoo in fuga” è un film d’animazione digitale di cui sinceramente non si sentiva la necessità: sarà forse che negli ultimi anni abbiamo assistito ad un deciso inflazionamento di questa categoria, per cui la predisposizione a vedere opere non eccelse è sempre meno elevata, ma rispetto a certi capolavori targati Pixar Animation o Dreamworks ci si accorge piuttosto chiaramente che la Disney è ancora lontana anni luce. Più che a livello tecnologico è nella costruzione degli intrecci narrativi e nello sviluppo di situazioni e psicologie che lo scarto a nostro avviso si accentua maggiormente: non sarebbe quindi meglio tentare di competere con le due Major “regine” dell’animazione al computer partendo però da altro? Dalle storie magari?
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