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Una casa alla fine del mondo

Attraversato da una colonna sonora particolarmente adatta, Jefferson Airplane, Bob Dylan, Creedence, Leonard Cohen e Patti Smith, il film è una romantica e delicata storia, non troppo impegnativa, ma intima e matura abbastanza per tenere lo spettatore sempre in interessata attesa.

Una casa alla fine del mondo

12.04.2007 - Autore: Elena Dal Forno
Regia: Michael Mayer Con: Colin Farrell, Robin Wright Penn, Dallas Roberts e Sissy Spacek   Michael Cunnigham è uno scrittore che ha gia\' dato al cinema un film bellissimo come “The Hours” e ora ci riprova, scrivendone la sceneggiatura, con questo “Una casa alla fine del mondo”, sempre tratto da uno dei suoi libri, per la precisione dal suo romanzo d’esordio.   La storia ci porta dalla Cleveland degli anni \'60 alla New York degli 80’s, una città dove si può improvvisamente bruciare in fretta ma anche ritrovare ciò che era stato perduto o che si credeva perso come la vera amicizia.   Sono anni di infanzie segnate e adolescenze difficili quelli dei due protagonisti, Jonathan (Dallas Roberts) e Bobby (Colin Farrell). Quest’ultimo si ritrova con una famiglia spezzata da morti premature e trova in quella di Jonathan, soprattutto nella madre di lui interpretata da Sissy Spacek, un surrogato per continuare a sperare in un futuro migliore.   Tra i due ragazzini si cementa quella complicità naturale che li porta ad avere le prime esperienze di droga e sesso, anche tra loro due. Esperienza che per Jonathan si rivelerà fatale nello scoprire la sua omosessualità, mentre per Bobby si tratta di un altro modo di esprimere il suo amore profondo verso il suo grande amico.   I due ragazzi si ritrovano anni dopo, ormai adulti, a New York, dove il perfetto menage tra Jonathan e la sua migliore amica Clare (Robin Wright Penn) viene sconvolto dall’arrivo di Bobby. Il processo di decostruzione psicologica ha inizio e solo la forza dei sentimenti può salvare ciò che razionalmente potrebbe andare in frantumi in ogni istante.   Attraversato da una colonna sonora particolarmente adatta, Jefferson Airplane, Bob Dylan, Creedence, Leonard Cohen e Patti Smith, il film è una romantica e delicata storia, non troppo impegnativa, ma intima e matura abbastanza per tenere lo spettatore sempre in interessata attesa. Di certo sarà ricordato per la consacrazione di Farrell come nuova icona gay: difficile dimenticare i capelli lunghi (l’attore ha detto di aver odiato sè stesso ogni secondo mentre indossava la parrucca di scena) e i baci al maschile di una star che invece è un vero idolo del pubblico femminile.