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Un paese quasi perfetto - La nostra recensione

Siamo lontani da Gomorra e Benvenuti al Sud in questo ritorno alla regia di Massimo Gaudioso... in molti sensi.

23.03.2016 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
Purtroppo per Massimo Gaudioso, molte delle critiche che il suo Un paese quasi perfetto è destinato a raccogliere saranno dai tanti fan dei film da lui sceneggiati negli ultimi anni… Il racconto dei racconti, È stato il figlio, Reality, Gomorra, Benvenuti al Sud, tra i tanti altri, ne fanno uno degli autori più dotati e capaci del nostro panorama. E danno un motivo in più per sorprendersi davanti alla riproposizione della storia vista nel canadese La grande seduction (2003) dell'allora esordiente Jean-François Pouliot.

Una favola moderna, incorniciata dal dolore per l'abbandono delle proprie radici cui una diversa e attuale emigrazione costringe sempre più persone e dalla frustrazione di accontentarsi di 'elemosine' o umiliazioni a causa del ridursi delle disponibilità economiche o della carenza di lavoro. Una piccola fiaba nella quale la morale va 'isolata' in un diffuso e accettato utilizzo della menzogna come strumento per raggiungere i giusti fini.



Ma non c'è pedagogia nella trattazione di Gaudioso, che mette in scena una commedia leggera, forse troppo piatta e semplice rispetto alla più scoppiettante diretta da Luca Miniero nel 2010, alla quale è stata già più volte paragonata. L'intento d'altronde appare differente, sin dalle parti comiche affidate a caratteristi del livello di Nando Paone e di un Carlo Buccirosso capace di emergere tra tutti e regalare i momenti migliori del film da questo punto di vista.

Tutti - compresi gli 'alieni' Fabio Volo e Miriam Leone - ruotano intorno a Silvio Orlando, e tutti (tranne i due suddetti) gli sono complici nella tragicommedia piuttosto convenzionale che vediamo svolgersi. Forse troppo, considerando le aspettative di questo quasi esordio alla regia nel lungometraggio (se si eccettua la co-regia a tre de Il caricatore e La vita è una sola) di Massimo Gaudioso, Di certo, a vedere la conclusione annunciata, unico elemento di discontinuità con l'originale (che anche la trovata del cricket non è una invenzione del nostro, ahinoi).



Pare esagerato parlare di 'paura' produttiva per un artista di tanta esperienza, soprattutto pensando che era un progetto che cullava da oltre dieci anni, ma davvero non si capisce perché decidere di rimettersi in gioco con così poco coraggio, o quanto meno con tanta pigrizia, anche registica. La semplicità nella comicità resta un pregio, rispetto poi a tanti prodotti squilibrati e sopra le righe, e le caratterizzazioni degli attori in molti casi salvano questo paese quasi perfetto, ma nonostante questo il giudizio conclusivo non raggiunge certo la sufficienza.


Un paese quasi perfetto, in sala dal 24 marzo 2016, è distribuita da 01 Distribution