NOTIZIE

Un colpo all'italiana, 50 anni in grande stile per il cult con Michael Caine

Corse a tutte velocità in una Torino d'altri tempi. Per un classico che continua a brillare

Un colpo all'italiana

24.07.2019 - Autore: Gian Luca Pisacane
Cinema di motori, di macchine. Automobili rubate, supersportive distrutte dalle ruspe, “incidenti” in galleria, ingorghi che paralizzano la città. Corse sfrenate contromano e non solo, Torino (nel ’69 descritta come un punto di riferimento per l’Europa) nel caos. Tre Mini Cooper che sfrecciano sotto i portici, fanno impazzire la polizia, si infilano nella Galleria Subalpina (davanti alle storiche sale del Romano). Scendono per le scale della chiesa della Gran Madre di Dio, si arrampicano sul tetto del Palazzo a Vela, “galleggiano” sul Po, fanno arroventare l’asfalto del Lingotto, e infine vengono fatte cadere dalla montagna. Mentre la polizia cerca di sfondare i portoni con i camion dei pompieri, e intanto danneggia anche le sue volanti.

Uomini e quattro ruote sono strettamente connessi in Un colpo all’italiana, che festeggia mezzo secolo. In qualche modo è riuscito a essere il precursore di un immaginario nell’ambito degli heist movie. Rollercar, sessanta secondi e vai! sarebbe arrivato cinque anni dopo, le follie di Interceptor erano lontanissime, per non parlare di tutta la saga di Fast and Furious, di Baby Driver – Il genio della fuga, dei disastri in autostrada di Cobra 11



Bullit era uscito nelle sale nel 1968, e di sicuro il regista Peter Collinson ci si è ispirato. Furto con scasso a tutta velocità, dove l’inseguimento diventa uno spettacolo. La fuga si trasforma in un momento estremo, in un trionfo di evoluzioni portato al limite, dove tra vie, gradini e fiumi non c’è differenza. Non è più una questione di superficie, di terreno: solo John Landis sarebbe andato ancora oltre in The Blues Brothers, puntando sulla quantità…

Il pilota è quasi un elemento secondario, i veicoli sembrano dotati di vita propria (non a caso Un maggiolino tutto matto è del 1968). In un mondo dove a gestire la criminalità inglese è il direttore di una prigione, e la mafia italiana (che ha più potere delle istituzioni) aspetta lo straniero alla frontiera con le mitragliatrici spianate. Altro che John Wick… E intanto la colonna sonora ci invita a riflettere sulla società, con il titolo Self Preservation Society, ma sempre con il sorriso sul volto.

Scopri anche Consigli.it



Il mattatore è il ladro e gentiluomo Michael Caine, e l’intero film si presenta come una lotta tra Italia e Inghilterra. Il malloppo bisogna rubarlo alla Fiat, con mezzi britannici, e subito dopo la partita tra le due nazionali di calcio. Per il capoluogo piemontese si vedono infatti gli striscioni che inneggiano a Mazzola, Rivera, Castani e Ferrini.

Ma il più grande mistero di Un colpo all’italiana è nella battuta finale di Michael Caine. Un autobus sull’orlo del baratro, l’oro che sta per cadere nel vuoto, il protagonista sdraiato che cerca di recuperarlo, e Caine che esclama: “Mi è venuta un’idea”... La Royal Society Chemistry ha addirittura indetto un concorso per venirne a capo. Un colpo all’italiana è stato inserito nella classifica dei migliori film britannici di sempre. Con un remake (da dimenticare) in salsa americana del 2003.