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Transamerica

Manca soltanto una settimana e Bree (Felicity Huffman) potrà finalmente diventare una donna a tutti gli effetti: l'intervento chirurgico che aspetta da una vita le consentirà finalmente di liberare la sua vera anima...

Transamerica

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
Id., Usa, 2005
Di Duncan Tucker;
con Felicity Huffman, Kevin Zegers, Fionnula Flanagan, Graham Greene, Burt Young

Manca soltanto una settimana e Bree (Felicity Huffman) potrà finalmente diventare una donna a tutti gli effetti: l’intervento chirurgico che aspetta da una vita le consentirà finalmente di liberare la sua vera anima. Quando tutto sembra ormai procedere per il meglio, Bree scopre di avere un figlio che al momento si trova in carcere a New York per un piccolo furto. L’incontro con il giovane e sbandato Toby (Kevin Zegers) sarà tutt’altro che semplice: trovarsi di fronte alla responsabilità di essere genitore, e per di più di un ragazzo con seri problemi psicologici, sarà per Bree un esperienza assolutamente traumatizzante. Diversi e sconosciuti tra loro, i due devono accettare una convivenza che per entrambi sembra imposta, o meglio forzata. Il viaggio che faranno con ogni attraverso l’America per tornare a Los Inglese in tempo per l’operazione servirà però ad entrambi per conoscersi e soprattutto accettare le reciproche debolezze.

Da cosa si capisce che il cinema americano è il migliore al mondo? A mio avviso, dal fatto che in qualsiasi sua forma, sia essa quella della sfarzosa produzione hollywoodiana, o come in questo caso dell’opera indipendente ed a basso budget, questa è sempre rivolta a rispettare le esigenze dello spettatore. Ciò si attua con lo spettacolo volto all’intrattenimento, non c’è dubbio, ma anche con l’attenzione alla storia e allo sviluppo dei personaggi. Prendiamo questo toccante “Transamerica”: l’idea del road-movie esistenziale tra due protagonisti incompatibili non è certo delle più originali, ma viene realizzata con una correttezza di messa in scena e con delle idee di script che lo rendono un film nettamente superiore alla media. Il regista/sceneggiatore Duncan Tucker  non concede nulla alla semplice commedia ad equivoci, e costruisce un’opera molto più dolorosa e complicata di quanto non sembri in superficie: i traumi, le debolezze e la tristezza insita nei personaggi viene esplicitata proprio attraverso una comicità mai gratuita e sempre venata di acidità. In più, “Transamerica” ha dalla sua una delle più felici scelte di cast degli ultimi anni: Felicity Huffman è infatti assolutamente straordinaria, e regala alla sua Bree un’umanità di rara intensità emotiva; il Golden Globe appena vinto e l’inevitabile nomination all’Oscar sono la necessaria ed indiscutibile conseguenza della sua bravura d’attrice.

Transamerica” si pone dunque come una sorta di coerente e matura ri-elaborazione degli stilemi del cinema indipendente americano, sfruttandone tutte le caratteristiche estetiche ma aggiungendo una profondità di sguardo molto più feroce del solito. Duncan Tucker ha realizzato un film per nulla semplice o conciliatorio, che mai mette a suo agio lo spettatore e gli concede di rilassarsi con una comicità di facile accesso. Al contrario, dietro la commedia si cela il dramma umano e la solitudine dei personaggi, che altro non possono fare se non sorridere delle proprie difficoltà. Un film più sottile ed intelligente di quanto non sembri.

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