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Tolo Tolo - La recensione del nuovo film di Checco Zalone

Il comico barese ci porta nel 2020 con un film divertente e ricco di spunti… tutto sommato piuttosto facili da cogliere.

27.12.2019 - Autore: Mattia Pasquini
Per il povero Checco non sembra esserci vita facile in Italia, tanto da vedersi costretto ad abbandonare la Madre Patria per cercare fortuna nella vicina Africa. Un'esperienza che si rivela piena di sorprese, di avventure… e di pericoli. Tanto che, trovandosi di fronte alla guerra e in nome dell'amore, deciderà di tornare sui suoi passi e riprendere la via di casa. Come uno dei tanti migranti che cercano fortuna, o solo salvezza, su rotte sulle quali in tanti finiscono per trovare la morte.

Come spesso accade, la montagna ha partorito un topolino… Anticipato dalle tante polemiche circolate dopo la presentazione del trailer del film, il Tolo Tolo di Checco Zalone spazza via ogni dietrologia e si avvia a conquistare il boxoffice dell'anno venturo, come d'abitudine. Nel suo primo film da regista, il barese Luca Medici offre un'ulteriore prova della sua comicità, fatta di paradossi e provocazioni, che tutti dovremmo aver ormai imparato a riconoscere, come sempre intrecciata a una dose - qui piuttosto sostanziosa - di satira e critica sociale.



Con il passaggio dietro la macchina da presa, che sia stato per ambizione o per entusiasmo, Zalone sceglie un approccio più coraggioso, non foss'altro che per la complessità della storia e delle sue modalità di narrazione. Al centro, il tema dell'emigrazione e degli esodi dalle zone di guerra, affrontato senza i timori mostrati da altri colleghi e secondo la sua solita chiave, dissacrante, scorretta e paradossale. Eppure decisamente politica e schierata, ovviamente 'contro'. Ma soprattutto raccontato con una ricchezza di soluzioni e un impegno cinematografico e tecnico che non aveva mai raggiunto questi livelli nelle precedenti prove del Checco interprete.

Dalle riprese delle location africane ai movimenti di macchina ampi e studiati a certi effetti e ricostruzioni, fino agli inserti animati (su tutti il finale alla Pomi d'Ottone…) si capisce perché ci sia voluto tanto per realizzare questo nuovo 'successo annunciato', che sicuramente ripagherà gli ingenti sforzi della produzione di Pietro Valsecchi. Anche al netto del rischio di scontentare una parte di pubblico meno ideologicamente affine; che difficilmente non si divertirà a scoprire con i suoi compagni di sala fin dove si è spinta la fantasia del novello Re Mida del cinema italiano.

Un fantasia che si confonde spesso con la realtà, a saperla riconoscere, e che in questo film ha potuto avvalersi della partecipazione alla sceneggiatura di Paolo Virzì (l'ideatore del soggetto, prima che Zalone ne facesse qualcosa di suo). Una unione proficua, capace di partorire un risultato più equilibrato di altre occasioni anche se meno spumeggiante o caricaturale, che a tratti sembra uscire dal seminato, senza mai sbandare realmente. Nemmeno quando sbeffeggia razzismo e Fascismo ("è come la Candida, viene nei periodi di stress"), mette alla berlina la nostra politica più recente al pari dello sfruttamento mediatico e interessato dei drammi che conosciamo, o denuncia le beghe tra alleati europei nella gestione degli esiti degli stessi.



Non manca nulla dello Zalone tanto amato dal nostro Paese e sempre molto attento a ridisegnare i confini del concetto di italianità. Tanto più in un momento in cui sembra esser spesso messo in alternativa a quello di umanità. Ma il Checco nazionale, mai così "sognatore" e capace di guardare ai classici, da 'la vita segreta di Walter Mitty' al Sordi più misero e deprecabile, una volta di più risolve ogni dicotomia puntando lo sguardo e il dito sull'essere umano. Senza distinzioni o favoritismi, senza buonismi o preferenze, evidenziandone le debolezze e le tentazioni - con una leggera 'preferenza' per la facilità con cui ci preoccupiamo più di un commercialista che di una guerra civile - in quella che è davvero difficile riuscire a definire "una favola".


Tolo Tolo, in sala dal 1 gennaio 2020, è distribuito da Medusa Film.