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The Tribe – La nostra recensione

La perdita dell’innocenza di un adolescente sordomuto tra ritratto sociologico e sperimentazione narrativa 
   

The Tribe

28.05.2015 - Autore: Alessia Laudati
Un percorso di formazione che si snoda all’interno della marginalità, sia essa territoriale, la provincia di un non meglio definito paese dell’Est, o esistenziale, la giovinezza difficile e turbolenta di un ragazzo sordomuto all’interno di un istituto specializzato, dove altri adolescenti come lui si dedicano ai crimini più vasti.



Fino a qui The Tribe, trionfatore nel 2014 a Cannes con il Gran Premio della Semaine de la critique, si inserisce all'interno del racconto sociologico, tipico delle storie di formazione dispiegate in contesti dalla sottocultura evidente. Eppure, il film ha un segno particolare che innova la maniera di raccontare la violenza, con inedita forza. Si tratta del fatto che l’intero film sia privo di dialoghi, i protagonisti sono dei veri ragazzi sordomuti che agiscono all'interno di una comunità caratterizzata da questa diversità di linguaggio, salvo per la registrazione dei rumori esterni e ambientali.

Questo è The Tribe, opera crudissima di Myroslav Slaboshpitsky, che si differenzia da altre narrazioni sul tema, il riferimento immediato tematico è l’Educazione Siberiana di Gabriele Salvatores, per uno stile originale che affianca all’essenzialità delle immagini e alla fissità dell’inquadratura, il tratto particolare del cinema muto. Esso infatti, quando è artefatto nelle movenze fino ad apparire come un lungo movimento di danza rituale, oppure magnetico, per la capacità di trasformare l'assenza di suono umano, che usualmente ci deconcentra dalla mobilità fisica, rinnova la narrazione visiva con un unico movimento grottesco ed esistenziale.



Tuttavia, è proprio la scelta di creare un parallelo tra la surrealtà del genere cinematografico arcaico, e il paradosso delle situazioni raccontate, a costituire l’elemento di svolta di un percorso di formazione che per quanto possa inoltrarsi sulla strada della violenza fisica e psicologica, conserva una propria poesia magnetica e irrinunciabile. Quest'ultima, da una parte mitiga la crudezza delle immagini e dall’altra non consente allo spettatore di distarsi fino a quando le storie dell’adolescente sordomuto Sergey (Grigoriy Fesenko), non avranno terminato la propria parabola di ascesa e perdita dell’innocenza. 

The Tribe è distribuito da Officine Ubu.