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The Quiet American

1952, Vietnam, Saigon. Il tempo sembra sospeso in questo paese che "ti cattura subito, ma per capirlo, lo devi vivere". Atmosfere languide, suoni orientali, dolcezza, sesso, oppio. La guerra, a quella ci si abitua subito.

The quiet american

12.04.2007 - Autore: Matteo Nucci
1952, Vietnam, Saigon. Il tempo sembra sospeso in questo paese che ti cattura subito, ma per capirlo, lo devi vivere. Atmosfere languide, suoni orientali, dolcezza, sesso, oppio. La guerra, a quella ci si abitua subito. I francesi sono sempre più deboli sotto lincalzare delle forze del nord. La lotta per lindipendenza dà infatti ai vietnamiti una forza che gli occidentali sembrano aver dimenticato. E gli stessi corrispondenti da Saigon sono come rapiti da un modo di vivere scandito da ritmi lentissimi.   Thomas Fowler (Michael Caine) scrive per il Time di Londra, ma i suoi articoli in un anno ammontano a tre, poco significativi per giunta. Colazione al Continental, giornata di letture e sguardi, la sua bellissima amante Phuong (Do Thi Hai Yen) lo accudisce, nel caldo appiccicoso cui si finisce per non far più caso, fino allora di cena, in qualche ristorante sul fiume. Lincontro con un giovane americano apparentemente pieno dideali, Alden Pyle (Brendan Fraser), risveglia Fowler dal torpore.   Non è tanto lamicizia fra un giovane che vuole carpire ogni segreto al maturo ed esperto giornalista. Quanto lamore che cresce senza resistenza nellingenuo Pyle verso la sinuosa Phuong. Laplomb tutto british di Fowler non pone ostacoli materiali, ma il dolore per la possibile perdita lo divora. Un triangolo di passioni controverse si sviluppa nel contesto di una guerra sempre più violenta. Attentati, golpe, stermini, complotti, segreti, tradimenti di ogni sorta e rivelazioni via via schiaccianti sintrecciano alla storia di unamicizia virile e dellamore verso Phuong. Finché nessuno rimarrà più lo stesso.   Tratto da un romanzo di Graham Greene, The Quiet American racconta con leggerezza e intelligenza una storia particolare sullo sfondo di un conflitto che sarebbe di lì a poco divenuto centrale per gli equilibri politici mondiali. La fedeltà storica e la mano calibrata con cui si toccano aspetti della vita quotidiana nel Vietnam di quei primi anni 50 ne fanno un ottimo film, se non fosse per la lentezza un po retorica che accompagna le scene di amore fra i tre. La confessione di Pyle a Phuong alla presenza di Fowler appare decisamente improbabile. Ma è una caduta di stile su cui si può lasciar correre se si torna subito alle scene girate nei dintorni di Saigon per descrivere lambigua ascesa del Generale Thè.   Ottima sorpresa la mano del regista, Phillip Noyce (un classico Hollywood: Sliver e Il collezionista dossa in passato), in perfetta sintonia pare con il produttore esecutivo Sydney Pollack che deteneva i diritti del romanzo. Ottimo nella sua ambiguità anche Brendan Fraser. Inutile dire di Caine. Peccato solo che la sua candidatura allOscar appaia già spacciata. In una scena centrale del film, un attentato di piazza ha mano nascosta statunitense: il motivo è screditare definitivamente i nemici e giustificare la violenza di cui i pavidi francesi non sarebbero capaci. Chi alimenta dubbi sulla strategia è solo un vecchio Europeo. Tanta attualità nella notte degli Academy Awards difficilmente sarà ripagata.
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