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The Majestic

Un film in puro stile americano dove la finta felicità ha la meglio sulla piatta quotidianità. Con un sempre più grande Jim Carrey.

The Majestic

14.04.2003 - Autore: Terry Marocco
Se una notte d\'inverno uno sceneggiatore esce di strada con la macchina, batte la testa e si risveglia senza memoria su una spiaggia della California? Può succedere di entrare nella vita di un altro. Peter Appleton (Jim Carrey), promettente talento del cinema, accusato a torto di comunismo in tempi di McCarthy, si ritrova dopo l\'incidente nel paese di Lawson dove tutti lo riconoscono come Luke Trimble, eroe di guerra scomparso otto anni prima, durante lo sbarco in Normandia. Il vecchio padre (Martin Landau) e la bellissima fidanzata, Adele, (Laurie Holden) non hanno dubbi: è lui. Per la città che ha perso 62 ragazzi in guerra è il sogno ritrovato. Per Peter, che ha perso la memoria, è una vita nuova dove è facile adagiarsi. Non è poi così importante che quel che sembra sia la verità. Non è poi così importante che non ricordi nessun volto, nessun nome, che nulla gli sia familiare. E\' una vita dolce quella che gli si sta offrendo: il calore degli abitanti, - tutti si conoscono, si rispettano, tutti hanno sofferto per qualcosa di grande e lontano,- una fidanzatina con camelie di seta nei capelli e grandi occhi blu, uova sempre croccanti nel diners di Mabel. E la bandiera che sovrasta tutto e tutti. Il Majestic del titolo è un vecchio cinema di proprietà del padre. L\'edificio più bello e misterioso di Lawson. Partecipando a ricostruirlo, Luke aiuterà la comunità a ritrovare se stessa dopo i dolori della guerra. Il Majestic che rinasce con la proiezione di \"Un americano a Parigi\", è anche il simbolo della finzione felice che ha la meglio sulla piatta quotidianità: dolcetti e caramelle, la magia della sala buia, il calore delle poltrone rosse di velluto contrapposto alla solitudine della televisione. Per stare vicini, per sognare, con i grandi divi degli anni Cinquanta. Ma non c\'è solo il sogno, c\'è anche la paura, le liste nere, sulle quali finirono tanti di quei divi, bollati come comunisti e antiamericani. Su tutto e tutti aleggiava la temibile figura di Edgar Hoover, il fanatico capo del FBI. Luke e Peter, i due possibili io di Jim Carrey, incarnano queste diverse americhe. L\'eroe che ha salvato i suoi compagni a costo della vita per difendere la libertà a tante miglia di distanza da casa, l\'imboscato senza convinzioni, per di più al centro della turpe vicenda maccartista, fatta di calunnie e delazioni. Possono essere la stessa persona? Anche questo è un interrogativo facoltativo. Lo sembrano, ed è ciò che conta. Jim Carrey, lieve e poetico, fino alla fine li interpreta tutti e due in un ruolo fatto apposta per lui. Lasciando il mistero intatto per più di due ore. Poi un finale che vuole incarnare il sogno americano a tutti i costi e farebbe la gioia di ogni buonista. Ma non fa necessariamente la gioia degli spettatori europei. E scivola su una battuta infelice di Adele: «Lo sapevo che non eri comunista, solo uno con la mentalità da imprenditore poteva ricostruire il Majestic». Rumori nelle sale italiane.
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