NOTIZIE

The Deep Blue Sea - La recensione in anteprima

Rachel Weisz veste i panni che furono di Vivian Leigh in un remake eccessivamente teatrale

The Deep Blue Sea - Rachel Weisz e Tom Hiddleston

09.10.2011 - Autore: Andrea D'Addio
Se è vero che il cinema può servire anche come mezzo attraverso cui divulgare grandi testi teatrali che, altrimenti, non avrebbero la possibilità nè di resistere al tempo (a meno che non se ne facciano nuove rappresentazioni) nè nello spazio (il “video” può essere capillare tanto quanto non può esserlo il “live”) ciò non significa che ogni cosa sia permessa. Dal momento in cui si decide di realizzare una trasposizone cinematografica e non semplicemente la ripresa sul palscocenico di una messa in scena, ci si attende che soprattutto il regista suggerisca un proprio punto di vista sulla vicenda, qualcosa di non obbligatoriamente originale, ma che almeno comunque rispetto del mezzo che si utilizza. Nonostante Terence Davies sia uno dei più apprezzati cineasti inglesi, autore indipendente che con il proprio esordio nell’88, “Voci lontane...sempre presenti”, vinse il Pardo d’oro a Locarno, con “The Deep Blue Sea” il suo solito estremo rigore nella forma, uno stile che potrebbe lontamente ricordare quello di James Ivory, si appoggia totalmente sul testo senza neanche un minimo di intuizione o desiderio di dire qualcosa di più di quanto facciano i personaggi con i tantissimi dialoghi.

Rachel Weisz

Campo e controcampo. Si va avanti così, nulla più che questo, al massimo un paio di flashback inseriti narrativamente neanche troppo bene, una corsa al pub e qualche primo piano sul volto straziato di una Rachel Weisz sempre piangente. Se negli anni ’50 l’amore arrivato all’improvviso per cui si era pronti ad abbandonare il marito e a vivere un’esistenza da “spettegolata” in una società piena di convenzioni ed etichette era un tema interesante soprattutto se contestualizzato negli emergenti movimenti femministi di allora, l’attualità di “The Deep Blue Sea” oggi è pari più o meno a zero. Ma non è un problema, almeno non quello principale. Il fatto è che non solo la messa in scena è scarna e noiosa, tanto che il film lo si potrebbe ascoltare invece che vedere, ma ancora di più non si simpatizza per nulla con la protagonista, né si capisce da dove nasca questo legame così profondo con un pilota dell’aeronautica inglese mezzo alcolizzato che non fa altro che trattarla male. E così, per quanto ci piacerebbe dire che Rachel Weisz è bravissima, che merita una nomination agli Oscar e ad ogni premio, la verità è che anche lei finisce con l’essere la pedina di uno di quei giochi da tavola che ti hanno regalato per Natale e che dopo 5 minuti ti accorgi che non fa per te e metti per anni in un armadio a raccogliere la polvere.

Tom Hiddleston e Rachel Weisz

Il film non ha ancora una distribuzione italiana
, è stato presentato al festival di Toronto e di San Sebastian e adesso nella sezione Occhio Sul Mondo - Focus del Festival del Film di Roma. Chissà se alla fine un buon traino per lui possa essere il momento d’oro del suo portagonista maschile, Tom Hiddleston, già Loki in “Thor” e nel prossimo “The Avengers, nonchè Francis Scott Fitzgerald in “Midnight in Paris” e capitano di fanteria nello spielberghiano “War Horse”. A volte basta un nome a fare la fortuna di una pellicola.