Quella dell'ex giudice distrettuale Kanji Washida, interpretato da Sato Koichi, del quale impariamo via via frustrazioni, ricordi, rimpianti e soprattutto rimorsi. Dagli inizi in aula, al suo trasferimento e all'adulterio con la ex compagna di studi Saeko di Machiko Ono, ritrovata nel piccolo tribunale di Kushiro, nel quale è finito ad esercitare come difensore. Il dramma familiare che ne segue lo segna definitivamente, almeno fino all'intervento di Atsuko (Honda Tsubasa).

Nel tentativo di aiutare la giovane, che gli ricorda l'amata, c'è una confusa volontà di espiazione, un desiderio di perdono sepolto sotto il proprio senso di colpa e la conseguente pena che è divenuta la sua stessa esistenza. Sorprende semmai trovare un uomo tanto impegnato e razionale in balia di dinamiche che forse appartengono alla cultura di provenienza più di quanto uno spettatore occidentale potrebbe accettare.
Ma i ricordi sono troppo forti, nel bene e nel male. Soprattutto se non sostituiti da nuove esperienze di vita. Evitate accuratamente, infatti. Almeno - come detto - fino all'arrivo della venticinquenne. Una entusiasta e naive che si innamora - platonicamente - del suo angelo custode. E cuoco provetto. Anche dalla cucina passa, non a caso, lo scardinamento di un sistema tanto perverso, che a 'colpi' di Uova di Salmone, Pollo alla Zangi e manicaretti vari inizia a conceprire altro da sé.
E a comprendere se stesso, ad accettarsi. A permettersi uno sguardo diverso sul proprio passato e sui legami evitati tanto a lungo. Come quello con il figlio, assente da tempo e ora prossimo al matrimonio. Fino alla decisione di rimettersi in pista, sulle rotaie del treno che lo allontana da tutto, anche dalla stazione dove si era interrotta la sua vita venticinque anni prima.