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T2: Trainspotting – La nostra recensione in anteprima

Un sequel fedele allo spirito del primo film ma non per questo immobile e anacronistico; piuttosto infinitamente più malinconico

T2: Trainspotting

T2: Trainspotting

31.01.2017 - Autore: Alessia Laudati (Nexta)
Per parlare di un sequel atteso più di vent’anni, tanto è passato prima che il team abbia scelto di ritrovarsi nuovamente davanti la macchina da presa con gli stessi protagonisti di quel successo commerciale e culturale che fu nel 1996 Trainspotting, forse bisognerebbe partire dal rapporto che aveva il primo film con l'idea del tempo che scorre.



Nel primo Trainspotting i protagonisti si trovavano soprattutto alle prese con la fatidica domanda generazionale di come diventare grandi nella Edimburgo della working class, non avendo troppe possibilità e mezzi, e magari decidendo poi persino di eludere quel sogno di linearità che la società perbenista imponeva loro, quell’imperativo morale di mettere la testa a posto ad ogni costo, di cercarsi un lavoro e di fare soldi quanto basta per sopravvivere dignitosamente. Una premessa abbastanza chiara; tanto che in una pellicola che per stile, frammentarietà, livello di trasgressione assomigliava molto a un lungo viaggio psichedelico, questo orizzonte di senso riusciva a tracciare una qualche parabola per lo spettatore, un sentiero da seguire tra l’effetto psicotropo di una droga e un altro.



C’era un orizzonte in Trainspotting, per quanto nebuloso. Al contrario il secondo capitolo è da questo punto di vista meno cristallino e per questo più disperato, nero e forse persino un po’ più confuso. La premessa del film si esprime da subito ed è quella di un classico ritorno a casa. Mark Renton (Ewan McGregor) 20 anni dopo la sua partenza, torna in Scozia, ritrova gli amici Daniel "Spud" Murphy , Simon "Sick Boy" Williamson, e Francis "Franco" Begbie. 

 
Un ritorno può voler dire redenzione, ma non c'è troppa voglia di cambiamento nel gruppo di tossici-amici di Edimburgo, ritrovatosi dopo tanti anni. Non sono meno violenti e meno compulsivi i protagonisti di T2. All’eroina in alcuni casi hanno sostituito la cocaina o il viagra, ma non hanno perso per questo la voglia di tradirsi reciprocamente o di regolare i conti con una bella lotta tra pari, scazzottata o lancio di bicchieri che sia. Né tantomeno Danny Boyle ha smarrito la passione per mostrare il suo amore per i fluidi corporei esibiti in primo piano. 

Se c’è una cosa che il gruppo ha invece perso in questo capitolo, ed è evidente al punto da rendere palese un sentimento di malinconia assente in Trainspotting, e la possibilità di credere davvero in una vita diversa. Ora i suoi protagonisti sono stanchi, vecchi ed ex tossici ed è più flebile la speranza che la vita offra loro una seconda chance. E l’orizzonte più prossimo che riescono ad intravedere è proprio quello della morte.



T2 in questo senso non tradisce; non si addolcisce, ed è per questo molto più struggente del primo capitolo; forse a volte persino troppo disordinato. E dove c’era ribellione, adesso prevale un senso appiccicoso di sconfitta, un vagare su se stessi senza troppa forza. Perché T2 è un aggiornamento dei temi del primo film rapportato alla mezza età dei protagonisti, e di certo diverte, fa inorridire, produce humor nero, scorrettezza, voglia di trasgredire in dosi liberatorie, ma fa sentire anche tanta tristezza. Ed è proprio questo senso di 'tempus fugit' che il suo pubblico, ormai cresciuto, credo che non gli perdonerà affatto; forse perché fa male guardarsi allo specchio e sentirsi e vedersi invecchiati. 



Tuttavia il film non manca di difetti. Per esempio l'eccessiva lunghezza, la debolezza dell’unico personaggio femminile, una donna straniera Anjela Nedyalkova (Veronika) che con la sua estraneità, di nazionalità e di contesto, dovrebbe guardare al mondo degli ex tossici con uno sguardo diverso che però non riesce mai a compiersi definitivamente e l’assenza di un vero gancio ‘sociologico’ che metta in relazione i protagonisti insieme al loro contesto: cioè la Scozia del 2016/2017.

T2 resta comunque una dramedy da guardare senza pregiudizi. Perché è un tentativo in parte riuscito di aggiornare il film senza tradirne la sua essenza di mina impazzita, vagante, sempre pronta a colpire con il suo linguaggio visivo schizofrenico e psichedelico, ma non è racconto anacronistico e ostinato nel portare avanti ciò che il tempo, inteso come stagione reale e cinematografica, si è portato ormai definitivamente via. 
 
T2: Trainspotting,  in uscita il 23 febbraio 2017, è distribuito da Warner Bros.