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Surveillance- Nel nome del padre

15 anni dopo il debutto con "Boxing Helena", Jennifer Lynch torna alla regia con una storia oscura e scomoda. Un complesso mosaico che si ricompone grazie alla maestria della regista.

Surveillance

13.10.2008 - Autore: Antonio Marenco
Gradita sorpresa del festival di Sitges per pubblico e critica, il secondo film della Lynch junior e un complesso thriller costruito sotto forma di interrogatorio.
Grazie al racconto separato di tre testimoni ripercorriamo i momenti salienti di un delitto senza movente occorso solo qualche ora prima nella zona.

Su una strada desolata e senza confini stile “The Hitcher - La Lunga Strada Della Paura ” tre vetture incrocieranno il loro destino con quello di due assassini senza scrupoli.
La prima vettura è una pattuglia con due poliziotti stupidi e crudeli, che si divertono a sparare sulle gomme degli automobilisti di passaggio per poi andarli a molestare. Il personaggio del poliziotto “cattivo e senza scrupoli” è caratterizzato alla perfezione, sembra un bambino e come tale spaventa ancora di più per l’incoscienza con la quale provoca e gestisce le situazioni.
La seconda è una coppia di simpatici sbandati che girano apparentemente senza meta sniffando coca tra una canzone e l’altra.
La terza, una famiglia con padrino neoaquisto e tensioni tipiche da vacanze “tutti insieme”. Le tre vetture subiranno gravi perdite.
Nella stazione di polizia capitanata dallo storico Micheal Ironside, due agenti dell’FBI , Julia Ormond e Bill Pullman, cercheranno di ricostruire i fatti. Tutti i personaggi sono legati tra loro da una tensione emozionale intensa e contagiosa. I dialoghi sono brevi e interrotti da silenzi e sguardi che lasciano che dubbi e sospetti si insinuino tra pubblico e personaggi.
L’interrogatorio si svolge contemporaneamente in tre stanze distinte e sarà seguito da Bill Pullman, grazie ad un sistema di videocamere a circuito chiuso.
L’atmosfera generale è condita dall’aperta ostilità (tipica se vogliamo) tra poliziotti di provincia, malvagi ed annoiati e i due federali, considerati come scomodi ospiti.

Jennifer Lynch orchestra sapientemente questo meccanismo intercalando il flashback ai momenti più importanti dell’interrogatorio riuscendo cosi a mantenere sempre alta la tensione e l’interesse.
Tuttavia l’atmosfera sembra essere esageratamente caricata per il reale corso dei fatti e se la caratterizazzione di alcuni personaggi è riuscita non si può dire lo stesso per tutto il reparto.

Lo stile di recitazione inoltre ricorda troppo quello usato dal padre/maestro, qui utilizzato però in un contesto che non lo giustifica del tutto e risulta adirittura irritante durante alcuni passaggi.
FILM E PERSONE