NOTIZIE

Sulle orme di Tarantino

E' innegabile che la cultura e la poetica cinematografica di Quentin Tarantino ha influenzato molto il cinema americano (e non solo) degli quindici anni. "Smokin' Aces" è l'ultimo prodotto

Smokin' Aces

12.07.2007 - Autore: Adriano Ercolani
  E' innegabile che la cultura e la poetica cinematografica di Quentin Tarantino ha influenzato molto del cinema americano (e non solo) degli ultimi quindici anni. Purtroppo la sua straripante vena registica, unita ad un senso del dialogo personalissimo non sono fattori che possono essere riprodotti con gli stessi risultati, ma al massimo imitati. Se alcune di queste "copie" sono riuscite, nella maggior parte dei casi invece ci si è trovati di fronte ad una serie di prodotti inutilmente barocchi nella messa in scena, e sconclusionati nell'impianto narrativo. E' purtroppo il caso di questo stordente "Smokin' Aces", opera seconda del californiano Joe Carnahan dopo l'interessante esordio del ben più cupo e lucido "Narc" (id., 2002).

Risulta praticamente inutile tentare di riassumere una trama che si rivela da subito del tutto pretestuosa, funzionale per il solo fatto che deve assemblare senza troppo senso logico una serie di scene d'azione con altrettanti intermezzi comico-grotteschi; l'incipit del film è lunghissimo, con la presentazione di tutti i personaggi che va avanti per mezz'ora senza che in realtà serva veramente a qualcosa. Poi arrivano una sequenza inaudita di scene ad effetto realizzate con un gusto visivo sovraccarico ai limiti del trombone, che esplode infatti in un finale lunghissimo che è un tripudio di sangue e ralenty istrionici.

Alla fine di tutta questa sarabanda, cosa rimane? A dire il vero quasi nulla: “Smokin’ Aces” si rivela un lungometraggio talmente sopra le righe che sconfina più volte i limiti dell’esagerazione: Carnahan non riesce a controllare la materia narrativa, e tratteggia con eccessiva fratta tutti i personaggi, salvo poi immergerli in atmosfere pulp che quasi mai sono effettivamente motivate. Almeno la metà delle figure che compaiono in scena quindi sono superflue, e risultano irritanti.

Se proprio si vogliono trovare dei punti a favore di questa pellicola, il primo può essere sicuramente scorto nell’avvenenza di Alicia Keys, cantante esordiente che dimostra quanto meno di saper stare in scena con indubbio fascino. Se poi si riesce ad arrivare in fondo a questo carnevale di sangue l’ultimissima scena – per quanto illogica – funziona bene a livello puramente cinematografico, regalando allo spettatore il primo vero momento di un’emozione che i precedenza è stata totalmente preconfezionata.

La generazione post-tarantiniana ha dimostrato che un determinato tipo di stilemi cinematografici sono difficili, quasi impossibili da padroneggiare senza perdere di vista la misura. “Smokin’ Aces” infatti non possiede il minimo senso del ritmo, attraversato in maniera incoerente da accelerazioni e frenate che sembrano andare dietro al gusto del regista ma non seguire uno schema ben ordinato. Ne è venuto fuori un prodotto confezionato in maniera molto confusa, che invece di coinvolgere lascia abbastanza sconcertati.