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'Storie'

'Storie'

storie

19.04.2001 - Autore: Luca Perotti
Un gesto gratuito e spregevole innesca una storia in cui vari personaggi intrecciano i loro tragitti: Jean (Alexandre Hamidi), getta una cartaccia in faccia ad una mendicante allangolo di un affollato boulevard parigino provocando larresto di un ragazzo di colore (Amadou) intervenuto a difesa della donna. Questultima, Maria, di nazionalità rumena, spedisce a casa il denaro guadagnato elemosinando, ma, in seguito allincidente, viene rimpatriata e costretta ad umiliarsi per provare di nuovo a tornare nella capitale francese. Ci riuscirà e riprenderà a sostare agli angoli della strada. Jean è un giovane ribelle stufo di abitare con il padre nella fattoria di famiglia; chiede spesso ospitalità al fratello Georges, fotoreporter di guerra e alla sua compagna Anne (Juliette Binoche), attrice esordiente che sta per sfondare nel cinema. Amadou, insegna musica in una scuola per bambini sordomuti, frequentata dalla sorellina. Il film segue i personaggi alle prese con le loro faccende quotidiane, tra episodi di xenofobia e difficoltà di comunicazione accresciuta dalla confusione babilonese delle lingue (il film è originariamente girato in tre lingue: francese, rumeno e bambara che è il dialetto del Malì, a cui va aggiunto il linguaggio dei gesti).   Il commento Il film di Michael Haneke sfugge a qualsiasi riduzione a soggetto raccontabile, trattandosi di un tentativo volontariamente incompleto e arbitrario di rappresentazione della realtà. La sua è una ricerca estetica atta a restituire il carattere lacunoso della nostra percezione e che evita di fornire risposte a temi e interrogativi più accennati che descritti, in un continuo riecheggiamento degli stessi. Girato dallinizio alla fine con una serie di piani-sequenza (lunghissimo, splendido il primo!), Storie assomiglia ad un esperimento di laboratorio, il cui risultato è un flusso singhiozzante di microstorie in cui si intersecano paesaggi, lingue, culture e destini. La narrazione contribuisce a rispecchiare la frammentazione della realtà (ogni sequenza si conclude con un interruzione nitida, un brutale stacco visivo e sonoro) e a sospendere ogni velleità di ricostruzione convenzionale del testo filmico da parte dello spettatore, in cambio di un progetto/oggetto che trova nella sua forma la sua eccelsa giustificazione. Forse la verità, sembra dire Hanehe, risiede nella somma di fattori scatenanti, nelle cose viste e udite, negli infilmabili pensieri degli uomini e delle donne immersi nel paesaggio mediatico. E se durante i titoli di coda la sensazione per alcuni può essere quella simile ad unaspettativa delusa, è perché lo squarcio gettato sulla vita da unopera cinematografica, non è semplicemente allaltezza di definire o di spiegare.   In sintesi Un analisi estetica sulla realtà e sul modo di rappresentarla. Il titolo originale, Code Inconnu (Codice Sconosciuto) rispecchia più fedelmente la freddezza e limpossibiltà di comunicazione tra le persone alla pari dei diversi idiomi usati dai personaggi.   Il giudizio Difficile non pensare a Godard guardando questo film sicuramente non digeribile al primo impatto, ma il cui effetto straniante ne costituisce lanima.        
FILM E PERSONE