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Solaris

Il film si presenta come una pellicola dalla doppia (ma ben amalgamata) anima, un'opera che intende catturare lo spettatore sia sul piano emotivo che su quello intellettuale.

Solaris

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
Di Steven Soderbergh con George Clooney e Natascha McElhone   Siamo in una metropoli imprecisata, in un futuro prossimo. Chris Kelvin (George Clooney) è uno scienziato che sta attraversando una profonda crisi dopo aver prematuramente perso la moglie Rheya (Natascha McElhone). Nel momento più buio della sua esistenza riceve un misterioso incarico dal governo: deve recarsi sull'astronave che orbita intorno al pianeta Solaris, in quanto al suo interno stanno accadendo strani avvenimenti. Ricevuto un appello di aiuto dal suo collega ed amico Gibarian (Ulrich Tukur), Kelvin arriva sull'astronave, dove gli unici due membri dell'equipaggio sono Snow (Jeremy Davies) e Gordon (Viola Davis): tutti gli altri sono morti in circostanze misteriose. Dopo pochi giorni anche Kelvin cade vittima degli strani poteri che Solaris esercita sugli esseri umani: l'energia sprigionata dal pianeta ha infatti il potere di dare vita ai sogni più intimi della gente, anche di rianimare persone scomparse...   Tratto dal romanzo omonimo di Stanislaw Lem, da cui anche Tarkovsky aveva tratto uno dei suoi film più riusciti, il "Solaris" di Soderbergh è stato in America uno dei più grossi "flop" commerciali degli ultimi mesi; costato più di 50 milioni di dollari, ne ha incassati meno di quindici. Che il film non abbia funzionato con il pubblico statunitense è più che comprensibile: Soderbergh ha infatti costruito un'opera in tutto e per tutto autoriale, il cui ritmo narrativo assolutamente nulla concede ad un possibile sfruttamento commerciale della pellicola. Il regista ha creato infatti un puzzle di grande impatto visivo, dovuto soprattutto alla fascinazione creata dall'alternanza di colori "caldi" usati nei flashback e di "freddi" per la parte sull'astronave (bellissima la fotografia di Peter Andrews, in realtà pseudonimo dello stesso Soderbergh): "Solaris" si presenta perciò come un film dalla doppia (ma ben amalgamata) anima, un'opera che intende catturare lo spettatore sia sul piano emotivo che su quello intellettuale. Questo tipo di operazione, sicuramente coraggiosa, non poteva ovviamente incontrare il favore della critica e del pubblico d'oltreoceano, abituati a dei prodotti più votati ad ingraziarsi il mercato cinematografico. Probabilmente maggiore riscontro "Solaris" avrà in Europa, e sinceramente ce lo auguriamo: dopo la parentesi spocchiosa e narcisista di "Full Frontal" (id., 2002), Soderbergh è tornato ai livelli che gli competono, regalandoci un film dalla confezione preziosa e dall'anima forte, commovente. Molto del merito della riuscita di "Solaris" è anche dovuto alla bravura di Clooney, caratterista ormai ampiamente capace di saper giocare con toni di recitazione più sfumati ed interiori. Aiutato dal bellissimo personaggio che interpreta, l'attore è pienamente convincente, e dimostra definitivamente di non essere soltanto dotato di fascino. Aspettiamo con ansia il suo esordio come regista...
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