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Shadow, la recensione del nuovo film di Zhang Yimou

Un wuxia dalla trama poco originale, ma dalla messa in scena memorabile

Shadow

06.09.2018 - Autore: Marco Triolo
Zhang Yimou prosegue a raccontare il passato della Cina con un nuovo film wuxia, Shadow, storia di un guerriero, Jing (Deng Chao), scelto per sostituire il braccio destro di un sovrano vista l'incredibile somiglianza con l'uomo. Jing dovrà affrontare un duello con il generale di una città rivale, per consentire all'esercito del re di riprendersi la città. Ma dovrà anche muoversi tra intrighi di palazzo e tentare di non farsi smascherare dal sovrano.
 
Shadow prende spunto da figure realmente esistite nella storia cinese, le “ombre”, sosia di personaggi politici e militari di rilievo che venivano incaricati di sostituirsi a essi in momenti di pericolo. Zhang si pone l'obbiettivo di raccontare l'umanità dietro un individuo misterioso, il cui mestiere lo costringe a nascondere la sua individualità per mimetizzarsi il più possibile nella persona di cui ha preso il posto.
 
Siamo nei territori tradizionali del wuxia, ma non proprio. Perché Zhang distacca la concorrenza con una messa in scena tecnicamente ineccepibile e di enorme impatto. Sceglie di fotografare tutto nei toni del grigio, quasi si trattasse di un film in bianco e nero. Che sia a colori si capisce solo grazie ai volti dei personaggi: tutto il resto è desaturato fino al limite e persino i costumi sono giocati sulle sfumature del grigio.
 
Di per sé, il plot non è nulla di nuovo o particolarmente originale, a parte appunto la trovata del protagonista camaleontico. Siamo abituati agli intrighi di corte dei wuxia e qui tornano come d'abitudine. Zhang non riesce però a evitare un filo di noia e mestiere, e sembra determinato a lasciarsi alle spalle questa parte per arrivare al vero piatto forte del film. Ovvero la battaglia centrale tra le due città rivali, uno sfoggio di regia e montaggio perfetti, un susseguirsi di scene madri (in particolare una in cui l'esercito dei “buoni” scivola per le vie della città nemica a bordo di ombrelli composti da lame rotanti) che lascia a bocca aperta per lo sforzo tecnico collettivo.
 
Forse non sarà memorabile come Hero e La foresta dei pugnali volanti, che agli inizi dei 2000 contribuirono a ridefinire il genere wuxia per le masse. Ma Shadow è comunque una prova di bravura innegabile e un buon ritorno alla forma dopo The Great Wall. Peccato solo che questa bravura non cancelli del tutto il manierismo ormai ripetitivo del genere.
 
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